IMPIANTI chiusi SU STRADE ED AUTOSTRADE.
IL GIORNO 6 (dalle 10.30) PRESIDIO SOTTO LA CAMERA DEI DEPUTATI E INCONTRI NELLA SALA CAPRANICHETTA (Piazza di Montecitorio 125 -Roma)
Non passa una notte senza che piova sulla nostra Categoria un nuovo adempimento o un altro balzello; non spira una giornata senza che i Gestori non debbano fare i conti con nuove vessazioni e nuove furbate da parte dei loro fornitori (Aziende e retisti). Il Governo si riempie la bocca con la lotta all’illegalità (come se bastasse moltiplicare gli adempimenti) mettendo a punto strumenti congeniati da menti “fini” più efficaci sul piano virtuale che non alla lotta all’evasione, ma dimentica che l’illegalità trova il suo brodo primordiale nel mancato rispetto delle Leggi, incoraggiato dall’assenza di qualsiasi attività propositiva dell’Amministrazione pubblica. In quella giungla, cioè, nella quale -in nome di una concorrenza-si è distrutto il settore, aperto le porte a “rider” spregiudicati e finanche alla malavita organizzata che possono farla da padroni.
Eppure i Gestori hanno rappresentato, per decenni, un presidio insostituibile nel territorio, elemento intorno al quale -sopratutto nei piccoli centri- si è potuta garantire la coesione sociale: oggi, invece, sono considerati “un peso” da una politica che annaspa fra cilicio e giustizialismo (a senso unico). Oggi qualcuno può dire che “finalmente”, la concorrenza la fa’ da padrona in un settore nel quale, a forza di tagliare, c’è rimasto poco o niente. Nessuno, però, ha il coraggio di chiedersi a quale prezzo questo (falso) obiettivo è stato raggiunto: il carburante non costa meno di dieci/venti anni fa’ ed il ricavo lordo industriale è rimasto pressoché lo stesso solo che oggi -nell’epoca dei social e del self-l’automobilista per pagare la stessa cifra deve scendere a farsi rifornimento.
Perchè, allora ci lamentiamo quando compaiono e scompaiono i “call center” nei quali lavorano giovani (e meno giovani) a 6/700 €/mese? Perchè, ci scandalizziamo se quando abbiamo bisogno di parlare con il nostro fornitore di servizi telefonici, ci mettono in contatto con un operatore -ancora più sfruttato di quello italiano- che risponde da “nonsisadove” in una lingua spesso incomprensibile? Benvenuti nel futuro nel quale tutto sarà automatico, dove pochi lavoreranno ed aumenterà la massa di diseredati. Dove la povertà la farà da padrona. Dobbiamo avere il coraggio di rimanere tutti zitti visto che è il futuro che abbiamo voluto tutti noi, gioendo ad ogni impianto che si chiudeva ad ogni Gestore che spariva per lasciare il posto ad una stupida macchinetta che, quando non funziona, non c’è niente da fare.
E se la macchinetta non risponde alle nostre preghiere (o imprecazioni), pazienza: self è bello. Già, perchè con il self service, l’automobilista medio italiano ha risparmiato -fittiziamente visto che i prezzi self oggi sono gli stessi del servito di 15/20 anni fa- circa 5 €cent/giorno per essere libero di sporcarsi le mani, inzaccherarsi le scarpe o i vestiti oppure spingere l’auto come si faceva una volta, in discesa, la mattina che non va in moto. Benvenuti signori al baraccone delle meraviglie, dove se non riusciamo a fare benzina, siamo però sicuri che abbiamo battuto l’evasione e l’illegalità con una montagna di adempimenti (elettronici o cartacei) assolutamente inutili e perfino ridondanti. Per battere l’illegalità ci vogliono legge e strumenti che devono essere fatti valere a pena di “esclusione” dal settore: chi viene “beccato” (e i controlli devono essere fatti anche sulla qualità dei prodotti), va a casa e gli si confiscano i beni accumulati illecitamente.
Altro che mettere a posto, insieme alla coscienza, i pezzi di carta (reali o virtuali). Ma questo gli inventori e i cantori della nuova frontiera della digitalizzazione non vogliono sentirselo dire: girano la testa dall’altra parte e continuano a parlare come se nel nostro Paese la produttività fosse legata al numero delle fatture o dei report elettronici inviati al Moloc della Sogei (vero grande fratello) per facilitare i controlli che non si ha la voglia di fare.
Anche questo servizio di controllo è andato in appalto: non a persone ma a quei circuiti elettronici che, nel caso di cattivo funzionamento, generano sanzioni per gli ignari soggetti obbligati a seguire le indicazioni dei Despoti padroni dell’elettronica. Provate a pagare un giornale o un pacchetto di sigarette con un Bancomat; provate a pagare un certificato con una carta di credito, provate a far valere il vostro diritto a godere di un pezzo di quella elettronica che ci seppellirà. Noi, come abbiamo detto centinaia di volte, non avversiamo lo strumento (non siamo moderni seguaci di Ned Ludd) ma l’uso distorto e strumentale che se ne fa.
Ecco perchè scioperiamo. Noi abbiamo ancora una speranza e vorremmo che il nostro Paese tornasse a fare i conti con le cose che contano, con i problemi di tutti i giorni.
Un Paese (ed un settore) che restituisca la dignità a chi lavora, piuttosto che fare la caccia alle streghe o irridere il Gestore di un chiosco che attacca un cartello con il quale avverte che, prima di far rifornimento, bisogna strisciare la “card”. E’ da queste cose che si vede la differenza di ragionamento fra chi sta al caldo e chi in mezzo alla strada: questi giornalisti si sono forse posti il problema del Gestore che guadagna il 2% 0 e deve pagare lo 0,80% di commissione bancaria? Sanno quanti perfetti automobilisti che hanno scaricato l’ultima app. hanno la carta prepagata vuota o, a fine mese, il plafond esaurito? E a quanti di essi, per non perdere il cliente, il Gestore fa credito? E tutto questo per un misero 2% lordo sui carburanti? Non tutti sono laureati alla Bocconi e non tutti capiscono di geo-politica: il loro problema è quello di mettere nel piatto il pranzo con la cena (qualche volta un solo pasto).
Ecco, è per questo che scioperiamo. Scioperiamo per la difesa della nostra dignità e di quella dei cittadini coinvolti negli illusori risparmi sul prezzo self o sul prezzo “scontato”. Non amiamo gli impianti chiusi perchè sono la nostra vita ed il nostro lavoro per circa 10 ore ogni giorno: ora siamo ridotti allo stremo e non abbiamo più la possibilità nemmeno di approntare una minima difesa individuale. Per questo proviamo a dare una risposta collettiva sperando che qualcuno raccolga il nostro grido di dolore e si renda conto che così questa Categoria non può andare avanti.
Molte major sono già andate via da questo mercato aprendo la strada a operatori che non hanno alcun vincolo (non volevamo dire etico) con il nostro Paese e che, domani, possono andare via come una fabbrica qualsiasi che delocalizza, dopo aver spremuto il limone che gli abbiamo apparecchiato sul tavolo.
Noi non ci rassegniamo e siamo pronti a replicare fintantochè non avremo la certezza che le nostre istanze abbiano trovato le ragionevoli (non corporative) risposte che stiamo chiedendo.
Controdistribuzione – Periodico di informazione economiche sindacali della FEderazione Gestori Impianti Carburanti e Affini
SIAMO FINITI.. NON VI È ALCUNA VOLONTA’ DI SALVARCI.. LO SCIOPERO È SACROSANTO.. MA LASCIATEMI DIRE CHE BISOGNEREBBE FARLO DI UNA SETTIMANA..!! ALLORA VEDI CHE CASINO.. QUESTA CATEGORIA DOVREBBE ESSERE RIPAGATA DI TUTTE LE INGIUSTIZIE ECONOMICHE SUBITE..