Pubblichiamo, per gentile richiesta, una riflessione di Federica Ferri del Gruppo Gaia, che si conclude con un nuovo invito al dialogo tra tutte le rappresentanze dei Gestori.
Ci voleva la protesta Gisc_TV, con il boicottaggio del “servito”, per risvegliare dal torpore tutte le altre sigle sindacali, sia grandi che piccole, sia storiche che recenti. Ci metto dentro anche GAIA, di cui faccio orgogliosamente parte, per non fare differenze.
Non me ne vogliano le nazionali, ma volenti o nolenti devono rendersi conto che esistono nuove realtà.
IL Covid_19, in effetti ci ha messo tutti in quarantena, in attesa di veder quel che verrà. Certamente le sigle storiche, all’inizio di questa crisi, sono intervenute per ottenere agevolazioni per la categoria. Qual-cosetta è in effetti arrivato, ma sicuramente neanche lontanamente sufficiente, per supportare veramente le tante gestioni al collasso, da ben prima di febbraio. Le altre sigle, si sono invece mosse a scatti ed in modo diseguale.
Il mondo surreale, in cui siamo stati tutti catapultati e intendo la quasi totalità delle categorie produttive, ci sta tenendo imprigionati in una specie di rete, da cui non si riesce a liberarsi, se non esprimendo opinioni e frasi retoriche. Si immaginano nuovi tavoli di trattativa, nuove aggregazioni di sigle, allontanamento da sigle e chi na ha, più ne metta, in una narrazione che sa quasi da telenovela. In tutto ciò finalmente una sigla, nello specifico Gisc_Tv, con caparbietà, organizza una lotta per i propri associati provinciali Eni, una protesta nella quale ci dovremmo riconoscere tutti sul territorio nazionale ed invece che succede? Accade che le sigle recenti si associano, le sigle storiche riprendono in mano un problema accantonato, ma alla fine, vediamo che nessuno ha intenzione di buttarsi a capofitto in un’azione incisiva.
Noi di GAIA abbiamo dato da subito la nostra solidarietà a questa innovativa protesta, invitando i nostri associati a decidere se unirsi al boicottaggio, pur consapevoli che noi non abbiamo numeri importanti per contare veramente in questa lotta. E’ inutile nasconderlo, potrei dirvi che siamo migliaia, ma si sa che non è vero. Stiamo crescendo costantemente, come altri stanno calando invece.
Lo sappiamo tutti molto bene, che le sigle storiche stanno perdendo associati annualmente, in modo considerevole. E’ uno spostamento naturale verso le sigle nuove in cui si riconoscono. Sono le stesse dinamiche che si riscontrano nei partiti e movimenti politici degli ultimi anni e come loro, si assiste a promesse e illusioni da tutte le parti. Ad essere sinceri, non proprio tutti, ma chi fa promesse alla luna sa bene di chi sto parlando.
La cosa che più colpisce è che alcune nuove sigle portino ad un altro livello la battaglia dei gestori, gli avvocati sono chiamati in causa in continuazione, ben sapendo che per i colleghi è solo un ulteriore salasso che ne verrà. Personalmente penso che se un’Associazione di categoria, invita i proprio associati ad affidarsi ad avvocati, senza aver prima intrapreso qualunque azione diplomatica o di protesta concreta per risolvere le varie problematiche, abbia fallito nel proprio ruolo. E’ come ammettere di essere inutile, di avvocati ce ne sono tanti, troppi forse, a loro fa molto gola il nostro settore in crisi e quando sento dire che lavorano “a gratis” e prendono compenso in percentuale solo a sentenza, mi domando come possano vivere…. Perciò mi sembra molto chiaro che gli avvocati devono fare gli avvocati e i sindacalisti devono fare i sindacalisti, aggiungo con una punta di polemica, che anche i politici devono fare i politici.
Se si iniziano a mescolare anche questi mondi completamenti diversi, ne vien fuori un bel guazzabuglio di certo.
Due considerazioni veloci nei confronti delle sigle storiche è d’obbligo farle: non mi sorprende per nulla che prendano le distanze dalle nuove realtà, ma leggendo le tre posizioni, vien da chiedersi dove pensano di andare in futuro. Ho letto belle parole, prese di posizioni certe, proposte… nulla, in sintesi non ho letto niente. Questo è quel che deve far paura, a parte che i comunicati sono diversi e distanti tecnicamente tra loro, fa pensare che ormai non ci sia più quell’unità di intenti di un tempo. Da la netta impressione che più che parlare al gestore sul piazzale, vogliano ribadire le posizioni e i dettami a chi lavora sul territorio, a coloro che fanno vero sindacato e che ogni giorno, vedono, toccano e comprendono le vere realtà che hanno fatto nascere i “gruppi spontanei”. E’ un arroccarsi ed urlare “muoia Sansone con tutti i filistei”, solo che noi non vogliamo morire, ma vivere e lottare. Sappiamo bene che molti dei citati sindacalisti regionali stanno lottando tenacemente dall’interno, per portare a una maggiore comunicazione tra sindacato e gestori. Lo scollamento della categoria non è colpa della base, la colpa è sempre di chi gestisce dall’allto. Diffilcissimo da accettare, però poi non ci si sorprenda, se accadono fatti come quelli di Faib in Calabria. E’ una conseguenza di errori passati, di disaffezione a concetti ormai superati. Per quanto amaro possa essere, si deve accettare che è arrivato il momento di ricucire e non di strappare ulteriormente.
“La competizione porta alla sconfitta. Persone che tirano la corda in due direzioni opposte, si stancano e non arrivano da nessuna parte” (William Edwards Deming). Per questa ragione GAIA ha proposto un incontro fra tutte le Associazioni di Categoria, pur essendo a conoscenza delle ferme convinzioni delle parti. A fronte di qualche debole e neppure tanto sincera apertura, da parte di alcune, si è notato che il bene del gestore è ancora un’utopia. Anzi oserei dire che è ancora un concetto molto lontano e che gli interessi personali vengono di gran lunga prima. Siamo in circolo chiuso che farà solo ingrassare le compagnie petrolifere, nostre antagoniste e perciò il vero nemico.
Sarò anche un’instancabile ottimista, ma personalmente credo si possa arrivare ad un dialogo trasversale tra tutte le sigle sindacali. La proposta che mi sentirei di lanciare è quella di collaborare in un progetto unico, diretto ed incisivo, che porti a far comprendere alle Compagnie Petrolifere che l’ari sta cambiando e che la loro dominanza non è più così ben salda. Ognuno di noi dovrebbe compiere quel piccolo passo per dimostrare che è veramente il “gestore” che conta. Pensate solo quanto avrebbe contato contro Eni, se tutti avessero messo da parte i propri pregiudizi e avessero veramente aderito, oltre che offrire solidarietà, all’innovativa iniziativa Gisc_TV, adesso staremmo parlando di una vittoria e non di parole al vento. Se l’iniziativa è giusta e ben fatta, partecipata e trasversale, mettendo da parte protagonismi e preconcetti si può veramente ottenere moltissimo. Non serve fare viaggi a Roma e manifestare sotto il Ministero, basta stare sui nostri impianti e far del male economicamente al nostro vero antagonista, togliendogli quel piglio ironico dalla faccia, con cui ci guarda dall’alto con freddezza e determinazione.
Devo concludere questa mie considerazioni con un ulteriore e rinnovato invito al dialogo, il più sincero possibile, tra le parti e a pensare veramente se si vuol fare il bene dei gestori o quello della propria sigla e basta. I colleghi ci stanno chiamando, urlano e noi che si fa? Non si ascolta?
ottime riflessioni ma ancora una volta se non vi e un’intento unitario fra le tante sigle sindacali e non nasce un forte spirito corporativo
come avevamo negli anni 80 è solo un abbaiare alla luna,non me ne vogliono i colleghi sicuramente più giovani ma è quello che dico da più di 40 anni