L’Italia aderisce alla proposta dell’AIE – Agenzia Internazionale dell’Energia – di rilasciare una parte delle scorte di greggio, 60 milioni di barili pari al 4% delle riserve totali detenute, per contrastare l’ascesa dei prezzi del petrolio e del gas dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Parte di queste riserve potrà essere messa a disposizione dell’Ucraina come aiuto sotto il fronte energetico.
Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha dato il via libera all’adesione volontaria dell’Italia alla proposta dell’Agenzia che ha sede a Parigi, che prevede il rilascio di 2,04 milioni di barili, cioè 68,7 barili al giorno per 30 giorni. Il contributo dell’Italia sarà pari a 277mila tonnellate di greggio, che comprendono oltre alla quantità standard stabilità anche un 25% in più per coprire la quota dei paesi che non hanno aderito.
Nonostante queste decisioni, il petrolio continua a correre ed ha raggiunto ormai i 119 dollari al barile: il Brent del mare del Nord scambia a 118,79 dollari al barile, in rialzo del 5,19%, mentre il Light crude statunitense sale del 4,61% a 115,7 dollari/barile. E non va meglio per il gas: l’Henry Hub natural gas sul circuito americano del Nymex avanza del 3,19% a 4,914 dollari, mentre sul mercato olandese il future sul gas per consegna aprile Dutch TTF fa un balzo di oltre il 18% a 116,96 dollari.
E’ chiaro che l’intervento dell’AIE è stato reso necessario anche dall’assenza dell’Opec+, che resta on silenzio da quando è iniziata l’occupazione in Ucraina da parte della Russia. Ma Mosca è uno dei maggiori partecipanti della formulazione allargata del cartello ed assieme all’Arabia saudita determina la politica del cartello con un delicato equilibrio. All’ultima riunione l’Opec+ aveva confermato la decisione di aumentare gradualmente l’output di 400mila barili per venire incontro alla maggiore domanda di energia, senza fare di più nonostante il surriscaldamento dei prezzi.