Ancora aumenti nell’ultima settimana e il governo sta pensando di ritoccare la tassa sugli extraprofitti. Scaffardi (Saras): “Giusto restituire parte dei guadagni ma con equità”
Il dato era atteso, visto l’andamento degli ultimi giorni. Il costo della benzina ha superato i 2 euro come prezzo medio dell’ultima settimana, con un ulteriore crescita di 7 centesimi. Una corsa che prosegue da due anni, dopo la fine dei lockdown causati dall’emergenza Covid. Ma che ha ripreso slancio, dopo una flessione a inizio gennaio, con l’aggressione della Russia all’Ucraina. L’ultimo allarme riguarda i costi della raffinazione, che stanno esplodendo a livello globale. E non è detto che sia finita: lo sostiene la Federazione dei gestori degli impianti di carburanti, i quali avvertono che il prezzo potrebbe sfondare il tetto dei 2,5 euro entro l’estate.
I benzinai: «Situazione fuori controllo».
Un allarme così motivato: i gestori definiscono la situazione «fuori controllo», denunciano come «in pochi più di due mesi, oltre la metà del corposo taglio delle accise su benzina e gasolio da parte del Governo sa stato bruciato» dagli aumenti. Una situazione monitorata attentamente a Palazzo Chigi, dove si sta preparando il decreto che dovrà contenere un nuovo stanziamento a favore di imprese e cittadini. Oltre alla benzina, è tornato a salire il prezzo del gas in Europa: ieri sui mercati ha guadagnato il 16% dopo l’annuncio del taglio del 40% delle forniture dalla Russia alla Germania attraverso il gasdotto Nord Stream.
Aumenta la tassa sugli extra-profitti
Non volendo procedere a uno scostamente di bilancio, il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco devono trovare le risorse per finanziare il provvedimento: non è escluso che si ricorra ancora alla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche, già salita da 10 al 25%: ogni 5 punti percentuali in più sono circa 2 miliardi di gettito. Palazzo Chigi continua a ritenere che ci siano aziende che sono state beneficiate dalla situazione per mettere in bilancio lauti guadagni.
Raffinazione sempre più costosa
Non è sfuggito al governo un’analisi del settimanale Economist sul mercato della raffinazione, in cui compare un grafico che ricorda come i margini siano passati negli ultimi due anni da 5-10 dollari al barile fino agli attuali 60 dollari. Più guadagni per gli operatori e più costi per l’automobilista. Tutta colpa della minore disponibilità di prodotti raffinati: la Cina sta esportando un 7% in meno, la Russia è ostacolata dall’embargo, gli Usa hanno una capacità ridotta per problemi di ristruttuazione degli impianti.
Così, gli operatori più attrezzati si stanno avvantaggiando: è il caso del gruppo Saras, leader in Italia, controllata dalla famiglia Moratti. In Borsa la società ha più che raddoppiato il suo valore da febbraio, da 0,5 a 1,2 euro per azione, grazie all’andamento favorevole del business. Come ammette Dario Scaffardi, ad di Saras: «L’attuale congiuntura – ha detto a Repubblica – ha determinato per molte aziende profitti tanto eccezionali quanto inattesi. Condivido il principio di restituire parte di questi guadagni alla comunità a fronte delle difficoltà del periodo, purché ciò avvenga sulla base di un meccanismo equo, proporzionale e che tenga conto delle pesanti perdite subite negli anni scorsi».
Benzina, le differenze con il 2008
I maggiori costi della raffinazione in questo periodo spiegano in parte come mai la benzina abbia superato i 2 euro al litro, mentre a metà 2008 – quando il prezzo medio era agli stessi livelli di questi giorni – aveva toccato al massimo quota 1,4 euro. In realtà, a prezzi attualizzati considerando il diverso potere d’acquisto dell’euro del 2008, il prezzo do allora va corretto a 1,7 euro. Ma mancano sempre 70 centesimi, visto che senza l’intervento del governo sulle accise la benzina costerebbe ora 2,4 euro. In parte è dovuto proprio all’aumento delle accise: negli ultimi 14 anni sono stati aggiunti contributi che vanno dal terremoto dell’Aquila all’alluvione in Liguria e Toscana- Poi ci sono gli aumenti di materie prime e logistica, nonché il peso dei derivati, le scommesse finanziarie sulla corsa dei prezzi. Così, le aziende che sono state abili a muoversi hanno aumentato i guadagni. E Palazzo Chigi vorrebbe prende una parte
L’Authority: “Extraprofitti per le bollette”
Arriva così al momento giusto l’invito dell’Arera, l’ex Autorità dell’energia, rivolto al Governo. A conclusione del suo primo esame sui contratti di fornitura del gas naturale sul mercato italiano, l’authority guidata da Stefano Besseghini suggerisce a Palzzo Chigi di prevedere che una parte dei proventi della tassa sugli ectraprofitti vada “in automatico” ai clienti finali che hanno subito gli aumenti in bolletta e perché è su di loro che ricadono «tutti i costi e i margini che si generano lungo la filiera»
Fonte: la Repubblica