La Guardia di Finanza porta oggi a Palazzo Chigi i risultato dei controlli degli ultimi mesi: su 5.000 controlli registrate quasi tremila infrazioni. La maggior parte dovuti alla mancata comunicazione dei prezzi al MISE.
Ma nel mirino ci sono anche le compagnie petrolifere e i depositi dei broker di carburanti. Salvini: “Valutiamo interventi”
Il comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, si presenterà oggi a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con due numeri e una prima verità: nei controlli degli ultimi mesi, scrive Repubblica, più di un distributore stradale di carburante su due è risultato essere fuori legge. 2.809 violazioni in dieci mesi rispetto a 5.187 interventi. Quasi sempre (in 2.092 casi) il problema era la mancata comunicazione al Ministero, così come prevede la norma, del prezzo praticato per la benzina.
Comunicazione che deve avvenire ogni otto giorni. Mentre negli altri casi (717) c’era un difetto di trasparenza nell’esposizione del prezzo al consumatore: il caso più frequente, veniva applicato quello del “servito” a chi invece faceva “self”. Numeri che serviranno al governo per decidere il da farsi: se un nuovo intervento finanziario, terminato lo sconto sull’accise (18,3 centesimi), voluto dal governo Draghi e costato un miliardo al mese. O se invece un giro di vite sulle petrolifere. Perché come la Guardia di Finanza sa bene — visto che da mesi sta lavorando su tutto il Paese per evitare che in un momento di crisi economica così importante ci sia una speculazione su una materia prima cruciale come il carburante — se davvero si vuole arrivare al centro del problema bisogna allontanarsi dalla rete stradale e guardare oltre le stazioni di servizio: il vero punto è alla fonte, nel cuore delle compagnie petrolifere, o meglio in quella “filiera commerciale”, si legge negli atti, che stabilisce il prezzo del carburante. Ma anche nei depositi dei broker che alle volte “giocano” con gli stoccaggi, sfruttando e lucrando sui sali e scendi delle accise. «Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi» e ancora «manovre speculative sulle merci» sono i due reati su cui si sta indagando.
Per capire come è necessario leggere le quattro pagine che già a novembre, e ora ancora con una nuova circolare del 2023, il comando generale ha inviato in tutta Italia. La disposizione è chiara: «Rivolgere particolare attenzione alla determinazione delle giacenze fisiche e contabili di prodotti energetici usati come carburanti” in modo da “riscontrare la presenza di eventuali giacenze di prodotto eccedenti le capacità di stoccaggio autorizzate, soprattutto all’approssimarsi delle rimodulazioni delle aliquote temporanee di accisa». Che significa? In questi mesi le accise sulla benzina sono variate, riducendosi da marzo a novembre tra il 30 e il 50 per cento, per poi risalire di una decina di punti a dicembre. In questa oscillazione di prezzo chi ha comprato con un’accisa, potrebbe rivenderlo (se ha mentito su quanto carburante aveva in deposito) con una tassa più alta, lucrando così alle spalle dello Stato e del consumatore. Un escamotage questo — hanno documentato diverse inchieste — utilizzato in più occasioni.
Ma la Guardia di Finanza vuole anche guardare oltre. E cioè alla «filiera commerciale», si legge sempre nella circolare, in grado di intervenire con «manovre distorsive della corretta dinamica di formazione dei prezzi». Si guarderà quindi anche a come le petrolifere, a fronte di un prezzo del petrolio che non sale, o per lo meno non quanto la benzina, facciano il prezzo del carburante. Su questo — o meglio più in generale sugli extraprofitti delle compagnie energetiche — esiste un’indagine della procura di Roma delegata al nucleo di polizia tributaria: il punto è che la legislazione italiana prevede solo un’ammenda, anche davanti a extraprofitti milionari come in questi casi.
«Ragioneremo se, fra guerra, caro materiali e caro materie prime, sia il caso di intervenire e ci siano denari per farlo» ha detto ieri il vicepremier, Matteo Salvini. «Sono contento che ci siano dei controlli a tappeto, perché anche in questo caso, come nel caso del gas e della luce, qualcuno ne sta approfittando»
Estratto da Repubblica
Io mi pongo sempre la stessa domanda: ma la formazione del prezzo del carburante è in libero mercato oppure è in regime amministrato ?
Se non erro il prezzo dei carburanti, in realtà, è stato liberalizzato da molto tempo, di fatto dal 16 settembre 1991, quando fu abbandonato il regime di prezzi amministrati, con variazioni allora settimanali in base alle medie europee.
Perciò, chi stabilisce il prezzo in un mercato libero ? sempre lo Stato ?
Boh…meglio fare il rigattiere…