La Fegica, in un editoriale apparso sull’ultimo numero di CD controdistribuzione dal titolo “ladri di futuro”, non usa mezzi termini per definire il Decreto Ministeriale che avrebbe dovuto chiarire le parti inapplicabili ed oscure della Legge 23/2023, definendolo una “camicia di forza” per il governo. Secondo la Federazione, il provvedimento è stato stilato da “improvvisatori” acritici, senza tenere conto degli interessi dei consumatori e dei gestori delle stazioni di servizio.
Il governo, accusa ancora la federazione, tenta di rabbonire la categoria con promesse verbali che poi vengono disattese, creando norme inapplicabili e inique. Le critiche dell’Antitrust sulla norma governativa sono state ignorate, confermando l’atteggiamento sordo alle argomentazioni basate sul buon senso.
“Tra le misure contestate dalla Fegica, vi sono l’obbligo di comunicazione delle variazioni di prezzo ogni 8 giorni, anche in caso di diminuzione. Viene introdotto l’obbligo di installare un cartello su cui esporre il prezzo medio giornaliero per singolo prodotto entro le 10.30’ di ogni giorno (quindi anche la Domenica ed i festivi il Gestore deve “esporre con adeguata evidenza” (???) il prezzo medio regionale a meno di chiudere l’impianto alle vendite. Analogamente il Gestore dovrà chiudere il self-service nel periodo feriale). La mancata esposizione del cartello con il prezzo medio regionale (e nazionale per le autostrade) rappresenta una violazione della norma e, quindi, l’irrogazione di una sanzione (che si va ad aggiungere al ritardo nella comunicazione del prezzo praticato o alla difformità nell’ultima cifra decimale del prezzo esposto). Ovviamente la spesa media per la realizzazione e l’installazione dei cartelli (anche sugli impianti da marciapiedi) ancora una volta ricadrà sui consumatori. Anche se il provvedimento è inutile ed il dato ricavabile sugli impianti è “falso” perché si riferisce al prezzo medio -aritmeticamente calcolato- sulle comunicazioni del giorno precedente, l’importante è ottenere un risibile vantaggio mediatico per chi lo ha proposto (fra lo sconcerto generale); vengono introdotte sanzioni (più contenute nominalmente) -da 200 a 2000 euro- in funzione del fatturato (???). viene introdotta, come pena accessoria, la chiusura dell’impianto (da 1 a 30 giorni) nel caso in cui, entro 60 giorni, anche non consecutivi, vengano rilevate 4 violazioni [indipendentemente dalla loro natura e, quindi anche la mancata esposizione con “adeguata evidenza” (il dato richiesto non è certo oggettivo ma si presta a molte, soggettive valutazioni dell’Ente verificatore) del cartello col il prezzo medio regionale, piuttosto che un ultimo decimale con lumen diversi da quelli percepiti dall’Ente sanzionatore, ovvero di dimensioni diverse dai 12 cm. previsti]. Eppure avevamo chiarito che gli
La Federazione ritiene che queste misure siano inutili e dannose sia per i gestori che per i consumatori, e sottolinea l’assurdo obbligo di esporre il prezzo del concorrente, in barba alla concorrenza.
La Fegica annuncia inoltre di voler presentare un ricorso al TAR contro il Decreto e di voler rivolgersi al Presidente della Repubblica per far valere il principio di uguaglianza.
In conclusione, la Fegica ribadisce la propria indipendenza da colori politici e l’intenzione di continuare a lottare per i diritti dei gestori di impianti carburanti, in uno Stato di diritto dove la dialettica non dovrebbe essere soffocata dal pensiero unico.
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