Mercoledì 29 maggio 2024, durante la seduta n. 301, è stata presentata un’interpellanza al Ministro delle Imprese e del Made in Italy e al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. I firmatari (Peluffo, Braga, Serracchiani, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi, Orlando, Casu) hanno esposto preoccupazioni rilevanti riguardo al mercato della distribuzione dei carburanti, un settore che rappresenta una parte strategica dell’economia italiana con un fatturato di circa 45 miliardi di euro all’anno e che coinvolge circa 100.000 lavoratori distribuiti in oltre 21.000 impianti.
Premesse e Contesto
Il mercato della distribuzione dei carburanti è cruciale per l’economia italiana, non solo per il suo significativo contributo fiscale (due terzi del fatturato sono gettito erariale), ma anche per il vasto numero di lavoratori coinvolti. Tuttavia, il settore attende da tempo una riforma legislativa mirata a:
- Razionalizzare e modernizzare la rete di distribuzione.
- Potenziare i punti vendita con nuovi vettori energetici alternativi per sostenere la transizione ecologica.
- Combattere l’illegalità diffusa, che causa un ingente danno erariale stimato in circa 13 miliardi di euro ogni anno.
- Migliorare le condizioni di lavoro, attualmente caratterizzate da precarizzazione e scarsa sicurezza.
Di seguito il testo integrale dell’interpellanza.
“Mercoledì 29 maggio 2024, seduta n. 301
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
il mercato della distribuzione dei carburanti ha un ruolo strategico per l’economia del nostro Paese: vale circa 45 miliardi di euro all’anno di fatturato complessivo – due terzi dei quali costituiscono gettito erariale – ed ingloba circa 100.000 lavoratori fra titolari, collaboratori e dipendenti, occupati presso oltre 21.000 impianti nella rete ordinaria e circa 450 aree di servizio autostradali;
il suddetto mercato è in attesa da tempo di un intervento legislativo di riforma teso, tra l’altro, a razionalizzare ed ammodernare la rete di distribuzione, potenziare i punti vendita con nuovi vettori energetici alternativi a quelli tipicamente petroliferi per sostenere la transizione ecologica, combattere il fenomeno della illegalità sempre più diffusa che, da una parte, dà origine ad un ingente danno erariale (circa 13 miliardi di euro ogni anno, secondo stime accreditate a seguito delle indagini svolte dagli Organi di controllo), e, dall’altra, continua a causare un sempre maggiore e grave arretramento delle condizioni di lavoro, sia in termini di precarizzazione che di sicurezza, in conseguenza delle manifeste violazioni, anche con modalità semplicemente elusive, della normativa che regola obbligatoriamente la contrattualistica tra gestori e proprietari degli impianti, titolari di autorizzazione/concessione/fornitori in esclusiva dei prodotti carburanti;
a questo proposito è bene tenere in considerazione che la spina dorsale della rete di distribuzione è sostanzialmente condotta da «gestori», piccole e piccolissime imprese di gestione spesso a conduzione familiare, che a loro volta impiegano ciascuna un certo numero di addetti inquadrati all’interno del Ccnl del commercio;
questi gestori sono classificati formalmente come soggetti autonomi, ma, tenuto conto del particolarissimo contesto in cui operano (sarà qui sufficiente ricordare il naturale e conclamato squilibrio contrattuale che li lega ai proprietari degli impianti, titolari di autorizzazione/concessione/fornitori in esclusiva dei carburanti), sono considerati dalla giurisprudenza consolidata lavoratori parasubordinati e dalla normativa generale vigente classificati come microimprese, quindi parificati ai consumatori, oltreché soggetti titolari di un rapporto di dipendenza economica ex articolo 9, legge n. 192 del 1998, rispetto alla propria controparte contrattuale;
per tali ragioni il legislatore ha sempre inteso tutelare il soggetto contraente debole, interponendo la negoziazione collettiva obbligatoria delle organizzazioni di categoria, al confronto diretto con il singolo gestore, negoziazione cui viene affidata la definizione delle condizioni economico/normative del rapporto contrattuale nel suo complesso, oltreché la funzione di tipizzare tipologie contrattuali nuove;
il rispetto di tale legislazione non è però presidiato attualmente da una adeguata penalizzazione per i comportamenti difformi;
a margine di una riunione convocata presso il 15 maggio 2024, il Ministro Urso, di concerto con il Ministro Pichetto Fratin, ha comunicato le linee guida di un disegno di legge di prossima approvazione che ha destato preoccupazione tra gli operatori del settore in quanto:
a) sul piano della sicurezza ambientale, non viene previsto alcun obbligo a carico dei proprietari degli impianti volto a verificare e certificare che non ci siano dispersioni nel terreno di prodotti petroliferi atti ad inquinare le falde acquifere né, per i proprietari di impianti destinati alla chiusura, di bonificare il sito, ma semplicemente di «inertizzare» i serbatoi, senza alcuna garanzia ambientale;
b) sul piano della tutela dei consumatori e della conoscibilità dei prezzi, viene cancellato l’obbligo di esporre il differenziale di prezzo praticato dal medesimo punto vendita tra il rifornimento in self service e quello in servito;
c) sul piano dei contratti di lavoro e di gestione, si prevede una sanatoria per coloro che adottano comportamenti elusivi se non illegittimi, sottraendosi alla contrattazione collettiva e imponendo ai gestori contratti non tipizzati, segnatamente il contratto di appalto che, in questo modo, rischia di dilagare anche nel settore della distribuzione carburanti, con il suo portato ampiamente conosciuto di precarizzazione sia economica che in termini di autonomia organizzativa;
risulta del tutto evidente agli interpellanti, quindi, come tale provvedimento sia pressoché opposto agli impegni assunti nella Commissione attività produttive il 25 ottobre 2023 volti a:
a) introdurre misure per assicurare, da parte dei titolari, la massima sicurezza ambientale;
b) favorire ulteriori misure per garantire una vera concorrenza dei prezzi e l’accesso uniforme a beni e servizi;
c) contrastare l’elusione dell’obbligo di contrattualistica previsto dalla normativa di settore per tutti i titolari di autorizzazione;
in particolare, sembrerebbero essere recentemente emerse manifeste violazioni in ordine alla contrattazione aziendale, inopinatamente interrotta e largamente scaduta, e all’avvio di una politica di imposizione di tipologie contrattuali, segnatamente il contratto di appalto di servizi tramite società controllate, non previste dall’ordinamento e sottratte alla negoziazione collettiva –:
se e in quale modo i Ministri interpellati intendano dare effettivo seguito agli indirizzi assunti in Parlamento;
quali iniziative intendano porre in essere al fine di impedire condotte elusive in merito ai rapporti contrattuali e di lavoro, anche allo scopo di consentire il progressivo ripristino di generalizzate condizioni di legalità complessiva.”
MA POSSIBILE CHE NESSUNO CHIEDA QUANTO AMMONTA L’INDENNIZZO PER IL GESTORE CHE VIENE CHIUSO ? E’ LA COSA PIU’ IMPORTANTE, SE SI VUOLE RISTRUTTURARE. INVECE TUTTI PARLANO D’ALTRO.SE C’E’ UN CONGRUO RISARCIMENTO MOLTI GESTORI AFFRONTANO LA CHIUSURA IN MANIERA DIVERSA VISTO LO SCARSO EROGATO E GLI ALTRI CHE RESTANO RESPIRANO CON AUMENTO EROGATO..SIG TIMPANI LEI SA’ QUALCOSA ? GRAZIE