Ddl Concorrenza, dalle concessioni autostradali alla proroga per i dehors dei locali. Proteste anche dai gestori delle aree di servizio

Il DDL Concorrenza 2023, una delle leggi chiave richieste dall’Unione Europea come parte degli obiettivi per l’erogazione della settima rata del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), sta attraversando una fase di stallo critico. L’iter legislativo, infatti, è stato temporaneamente bloccato a causa di un acceso scontro tra il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e il Ministro degli Affari Europei, Raffaele Fitto.

Lunedì mattina, durante il pre-consiglio dei ministri, il DDL Concorrenza era pronto per ottenere il via libera tecnico. Tuttavia, il nodo principale che ha causato il blocco riguarda la disciplina del settore autostradale. Salvini ha proposto modifiche significative riguardanti i rinnovi delle concessioni autostradali, tra cui l’introduzione di una tariffa unica nazionale e un maggiore intervento diretto dello Stato nei lavori di manutenzione.

Queste proposte, però, hanno sollevato preoccupazioni non solo all’interno del governo, ma anche a Bruxelles. Secondo la Commissione Europea, la nuova normativa potrebbe portare a “buchi di bilancio” e problematiche connesse alla concorrenza leale, elementi che potrebbero complicare ulteriormente i rapporti con l’UE.

La Commissione Europea ha espresso riserve specifiche sulla possibilità che tali modifiche possano creare distorsioni nel mercato, minando così gli sforzi di liberalizzazione che l’Unione sta cercando di promuovere. La preoccupazione principale riguarda il potenziale monopolio statale che potrebbe nascere da una tariffa unica nazionale e da un controllo centralizzato delle operazioni di manutenzione.

A surriscaldare gli animi c’è anche un’altra vertenza a tenere banco, quella delle sigle di rappresentanza dei gestori delle aree di servizio Faib Autostrade, Fegica e Anisa Confcommercio che hanno chiamato a raccolta tutti gli associati per una riunione urgente che si è svolta ieri 25 luglio e per la quale a breve verrà emanato un comunicato stampa. Il decreto, pubblicato nei giorni scorsi, è stato definito dalle sigle dei gestori come un provvedimento che “spoglia i gestori e ne limita fortemente l’attività”. La riforma potrebbe infatti ridurre significativamente l’autonomia e le opportunità imprenditoriale dei gestori delle aree di servizio, mettendo in pericolo la sostenibilità economica delle loro attività e quella dei tanti dipendenti impiegati all’interno delle stazioni di servizio.

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Ant
Ant
2 mesi fa

Aumentate i margini cosi’ molte persone non rimarranno per strada ,e ‘possono vivere invece di creare dis ocupazione.Invece di seguire l’Europa con le sue direttive questo dovuto tutto a chi ha votato Partito democratico…

SALVATORE
SALVATORE
2 mesi fa

Qui non è una questione di partito politico in quanto in Europa il partito democratico da solo conta poco e niente piuttosto sono le politiche che si adottano nel contesto europeo ??? e quindi se si vuole stare in Europa e fare parte bisogna accettare le decisioni che vengono prese dalla comunità …. altrimenti si fa come ha fatto la GRAN BRETAGNA con la Brexit, e poi ci sarebbe da valutare se a noi conviene con la situazione economica che stiamo vivendo!!!!! e ribadisco tutto quello che si è discusso nei giorni scorsi nei post precedenti, che questi delle compagnie petrolifere VOGLIONO TORNARE IN POSSESSO DEI LORO INPIANTI… e i motivi sono chiari ed evidenti ,altrimenti qui si fa finta di non capire e come al solito se non si accetta questa realtà si continua a nascondere la testa sotto la sabbia ????