Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha deciso di affrontare in prima persona la crisi che sta investendo il settore automobilistico europeo. Dopo aver assegnato al commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas il compito di elaborare un “Piano d’azione industriale dell’Ue per il settore automobilistico”, basandosi sul rapporto sulla competitività redatto da Mario Draghi, Von der Leyen ha ora convocato un tavolo con tutti gli attori del settore.
Questo tavolo, a quanto si legge dai maggiori organi di stampa, supervisionato direttamente dalla presidente, punta a sviluppare una strategia di lungo periodo per affrontare temi cruciali come gli investimenti, lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e la produzione di batterie. Tuttavia, ci sono questioni più immediate che necessitano di risposte rapide: le multe che i costruttori rischiano nel 2025 per il mancato rispetto dei target di emissione e la revisione delle norme che, di fatto, vieterebbero la vendita di veicoli a motore termico dal 2035.
Tra le ipotesi in discussione c’è un possibile “congelamento modulato” delle sanzioni previste per il 2025, che potrebbero ammontare a circa 15 miliardi di euro. L’obiettivo è trovare un compromesso: da un lato, evitare di penalizzare chi è stato colpito dal calo della domanda; dall’altro, non svantaggiare chi ha già investito per rispettare i target.
Un altro punto chiave è il regolamento sulle emissioni di CO2, che prevede l’azzeramento delle emissioni dei nuovi veicoli dal 2035. L’idea allo studio è una revisione anticipata al 2025 (anziché al 2026), con un cambio di paradigma: passare dall’attuale approccio “dal serbatoio alla ruota” a una metodologia che consideri l’intero ciclo di vita dei carburanti, inclusa la CO2 assorbita durante la produzione.
Questa nuova visione favorirebbe carburanti alternativi come i biocarburanti, sostenuti dall’Italia, e i carburanti sintetici, promossi dalla Germania. Tuttavia, la scelta tra queste due opzioni potrebbe generare ulteriori divisioni tra gli Stati membri.
L’iniziativa di Von der Leyen ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, c’è chi vede positivamente il coinvolgimento diretto della presidente, interpretandolo come un segnale di serietà. Dall’altro, non mancano i timori che questo tavolo sia solo un modo per guadagnare tempo.
Alcuni osservatori leggono la mossa anche in chiave politica: Von der Leyen avrebbe sottratto il dossier al commissario Tzitzikostas (del PPE) per soddisfare le richieste dei Verdi, che hanno spinto per un approccio più diretto sulla questione ambientale. Non è un caso che il Partito Popolare Europeo, che guida la maggioranza in Parlamento e nella Commissione, stia elaborando una posizione che chiede una revoca delle norme sul divieto di vendita dei motori termici dal 2035, anziché un semplice rinvio.
Se da un lato la Commissione sembra disposta a rivedere le regole sulle emissioni, dall’altro rimane rigida sul fronte degli incentivi. Bruxelles permetterà nuovi aiuti ai consumatori solo a livello nazionale, senza alcuna iniziativa comunitaria paragonabile al programma Sure per la cassa integrazione.
Le decisioni in arrivo saranno determinanti non solo per i costruttori automobilistici, ma anche per i consumatori e l’industria della componentistica. La neutralità tecnologica proposta dal rapporto Draghi potrebbe offrire una via d’uscita che contempli sia l’elettrico che i carburanti alternativi, salvaguardando in parte i motori termici. Tuttavia, il tempo stringe, e trovare un equilibrio tra sostenibilità ambientale, competitività industriale e tutela dei posti di lavoro rimane una sfida enorme.
Per il momento, l’Europa è a un bivio. La crisi dell’auto non riguarda solo il futuro dei motori termici, ma anche la capacità dell’Unione di rispondere in modo unito e strategico a una trasformazione epocale.