Gli assalti ai distributori di carburante e autolavaggi nel Saviglianese nel 2019 avevano destato grande preoccupazione. A distanza di anni, il processo per alcuni episodi attribuiti a una presunta banda di ladri si è concluso con l’assoluzione dei tre imputati, tutti di origine albanese. Sebbene le prove raccolte fossero sufficienti per portare gli indagati a giudizio, non sono state altrettanto efficaci per arrivare a una condanna.
Nel 2019, il territorio è stato teatro di numerosi furti ai danni di distributori di carburante e autolavaggi. I ladri, con il volto coperto, colpivano sfondando le vetrine per rubare denaro, utensili e, in un caso, persino la chiave di un’auto lasciata in revisione. Di tredici episodi segnalati, la Procura di Cuneo ha portato avanti le indagini, ma solo due casi sono arrivati in tribunale. Gli altri sono stati archiviati per mancanza di prove certe o per dubbi sull’identità degli autori.
Il 22 novembre 2019, tre uomini vennero arrestati con l’accusa di aver compiuto un furto al distributore Esso di Savigliano e un altro in un bar di Moretta. Un elemento chiave delle indagini era una ferita al braccio di uno degli imputati, che i carabinieri collegarono a tracce di sangue trovate sulla scena di uno degli assalti. Tuttavia, l’accusa non è riuscita a presentare prove definitive in aula.
Durante il processo, un carabiniere del nucleo radiomobile di Savigliano ha testimoniato ricostruendo i dettagli delle indagini, incluse le immagini di videosorveglianza e i collegamenti con altri episodi simili nella zona. Tuttavia, uno dei due casi principali si è risolto con un proscioglimento a causa della remissione della querela da parte della vittima, titolare di un autolavaggio. Non essendo il reato procedibile d’ufficio, il giudice Emanuela Dufour ha dovuto dichiarare il non luogo a procedere.
Un consulente scientifico, che avrebbe potuto testimoniare sul Dna trovato sulla scena, non è stato ascoltato, rendendo la sentenza ancora più incerta.
Il caso lascia aperti interrogativi sulla responsabilità degli imputati e sull’efficacia delle indagini. La sentenza ribadisce che, in assenza di prove schiaccianti, il sistema giudiziario non può condannare gli imputati, tutelando così il principio di presunzione di innocenza. Tuttavia, resta l’amaro in bocca per le vittime e la comunità, che auspicavano una risoluzione più definitiva.
Se questa è la giustizia stiamo freschi in questo paese per avere giustizia devi morire altrimenti è solo una perdita di tempo e di danaro, ed è inutile girare intorno, con i si ma però non si arriva mai al dunque, i processi possono andare avanti per degli anni per avere uno straccio di sentenza tant’ è che alla fine ci rinunci per sfiducia , e poi voglio far notare che in questo paese il delinquente è tutelato come colui che subisce la rapina in quanto il principio e che la difesa deve essere pari all’ offesa , esattamente il contrario degli Stati Uniti dove la proprietà è sacra e non puoi infilarti in casa di qualcuno per rapinare in quanto li se ti fanno secco sono cavoli tuoi!!!! ma si può concludere dicendo che questa è l’italia ….