LA DISDETTA – Storia (vera) di un “licenziamento” per troppa dignità

di Giancarlo, ex Gestore ENI – testimonianza con pizzico di ironia e tanto cuore 

Era una mattina come tante. Di quelle dove i litri scorrono lenti, la colonnina ti guarda in cagnesco e il sole sembra timido quanto i margini. Poi, all’improvviso, come nei peggiori noir, arriva lei: la postina.

Di solito mi portava pubblicità di ogni tipo o avvisi bancari pieni di numeri. Ma quella volta era diversa. Aveva la faccia di chi non sa di portarti un calcio in faccia in busta chiusa. Raccomandata. Da ENI.

“Sarà la solita scheda di sicurezza”, ho pensato ingenuamente. Invece no: era la disdetta. Cortese, impaginata bene, fredda come una colonnina in gennaio.

Una disdetta per “scadenza naturale”. Naturale come una fucilata alla schiena. Per un attimo non ci ho dato troppo peso, ma parlando con altri colleghi ho capito che non era un invio di massa. Era selettiva. Personalizzata. Era solo mia.

E allora ho capito: non mi volevano più.

Troppo indipendente, troppo puntuale nei pagamenti, troppo onesto. Ma soprattutto, troppo poco malleabile. A me, quelle “proposte commerciali” fantasiose che ti fanno vendere meno, per guadagnare ancora meno e dormire peggio… non mi hanno mai convinto. E questo, a quanto pare, non piace a chi vuole solo obbedienza.

Avevo gestito quell’impianto per decenni. Era poco redditizio, ma l’ho fatto girare con dignità. Ho garantito il servizio, non ho mai saltato un bonifico. Ma questo, in ENI, non fa curriculum.

Ci vuole altro: saper stare al posto tuo, anche quando il posto te lo stanno portando via.

Ho avuto conferma che la gestione era stata assegnata a qualcun altro. Sicuramente più “collaborativo”. Magari uno che dice sì con entusiasmo anche a vendere benzina a 3 euro senza guadagnare un centesimo.

Ammetto che per un momento ho provato smarrimento. Perché, a 60 anni, nessuno si aspetta più di dover ricominciare. Ma poi è successo qualcosa.

Ho riallacciato vecchi contatti, ho parlato con altre società. E lì ho scoperto che quello che in ENI era un difetto – serietà e affidabilità – altrove è ancora un valore.

Certo, so bene che il futuro è fatto di colonnine, QR code, app, fatture digitali e clienti che vogliono il pieno senza alzare lo sguardo dal telefono. Ma so anche che il mestiere del Gestore, quello vero, è fatto di persone, non di algoritmi.

Alla fine, ho trovato una nuova casa. Un nuovo marchio. E soprattutto, una nuova serenità.

E a pensarci bene… quella lettera, quella famigerata raccomandata col logo a sei zampe, è stata il mio lasciapassare per la libertà.

ENI mi ha disdetto? No, mi ha liberato.

E oggi, incredibilmente, la ringrazio. Ma non preoccupatevi, almeno io non le farò causa: le dedicherò solo un bel pieno, ovviamente fatto altrove.

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Salvatore
Salvatore
15 giorni fa

Caro Giancarlo mi permetto di darti del tu in quanto oltre ad essere colleghi abbiamo più o meno la stessa età, e volevo dirti che sono contento, che nonostante il comportamento vile è vigliacco nei tuoi confronti di questa compagnia e che nonostante tutto ciò sia riuscito a ricollocarti in questo lavoro anche se come tu ben sai il futuro in questo settore è a tinte fosche, soprattutto perchè non è più un lavoro dignitoso questi non vogliono persone pensanti ma degli automi e portare obbedienza ad ogni comando che ti impartiscono tanto sanno che tutte le nefandezze che fanno a quel povero gestore, questi non pagano mai vivono di prepotenza e praticamente godono di una certa immunità si comportano come dei bulli???