Riproduciamo, di seguito ed in forma integrale, il documento conclusivo dei lavori della Segreteria Nazionale della Fegica Cisl
“Si è riunita a Roma, Mercoledì 11 Dicembre 2019, la Segreteria Nazionale della Fegica allargata ai responsabili territoriali per fare il punto sulla situazione e definire una strategia che sappia cogliere i problemi che la Categoria ed il settore hanno di fronte.
Si tratta di coniugare gli interessi dei Gestori, troppo spesso ignorati dalla naturale controparte che, in assenza di orientamenti definiti da parte della Pubblica Amministrazione, ha sconvolto i rapporti all’interno del settore. Troppe volte, si è preferito minimizzare -quasi fosse un vezzo delle Organizzazioni di Categoria l’illegalità contrattuale -vera porta attraverso la quale passa l’illegalità ed il contrabbando dei prodotti petroliferi- con quella degli “approvvigionamenti illegali”, confondendo -in un unico indistinto- le problematiche.
E’ evidente -ha ribadito la Segreteria Nazionale che senza alcun controllo del rispetto delle regole quando non una connivenza “indotta” dalla superficialità si apre la strada a quella che è diventata la piaga del nostro sistema di approvvigionamento.
Per rafforzare tale principio, la Segreteria, ha espresso la sua soddisfazione per l’approvazione, all’unanimità, da parte della X Commissione della Camera dei Deputati, della Risoluzione De Toma che impegna il Governo ad intervenire nel settore con una profonda azione di riforma che tenga conto degli sbilanciamenti esistenti fra le varie componenti, come unica strada per riportare il settore in un equilibrio armonico. Al servizio del Paese e non di interessi privati.
In questo quadro, la Segreteria Nazionale della Fegica, ribadisce che la lotta all’illegalità non può trovare sintesi nei soli interventi di repressione delle frodi o nella moltiplicazione degli adempimenti fiscali che gravano sulle spalle dei Gestori che vengono, impropriamente, chiamati a svolgere ruoli di veri e propri controllori della legittimità di tutte le azioni della filiera: di quella petrolifera e di quella dei fruitori dei prodotti.
In questo modo si combatte l’illegalità solo apparentemente e solo a favore dei notiziari, lasciando che chi fino ad ora ha potuto fare profitti da capogiro continui a farli e chi è costretto a subire vessazioni e discriminazioni contrattuali -nonostante la Legge- continui ad essere vittima di un sistema che definire iniquo è solo fermarsi alla superficie del problema.
Il nostro è un settore profondamente malato in quanto non sa più riconoscere i “fondamentali” e, nello stesso tempo rovinato da piccole furbizie e da una debordante doppia moralità che consente di ostentare -pubblicamente- virtù che vengono, però contraddette dai comportamenti assunti, quotidianamente, nel privato. Nella vita di tutti i giorni.
La trasformazione che ha interessato il nostro settore; l’abbandono del mercato italiano da parte di operatori multinazionali; l’affermazioni su larga scala di operatori “domestici” riluttanti ad applicare le regole, hanno trasformato il nostro settore in una giungla nella quale a prevalere sono le ragioni del più forte che è vincente muovendosi nelle pieghe di una Pubblica Amministrazione distratta che non ha alcuna voglia di intervenire per non essere tacciata di essere d’intralcio al “mercato”. Così il settore muore e, con esso, anche i Gestori che dopo aver sacrificato una parte dei margini (e, contro quanto ha sostenuto da sempre il Sindacato, anche dei diritti) nel periodo di crisi vissuto dal Paese e dal settore, oggi si trova a fare i conti con margini largamente insufficienti mentre la parte industriale o, comunque, i titolari di impianti hanno superato il punto morto inferiore della crisi e sono tornati a far conto, da almeno tre anni, su bilanci che registrano utili pre crisi. Forse più alti.
Questa sperequazione sta producendo, oltre che un legittimo malcontento, anche quel senso di frustrazione che diventa l’anticamera di un’esplosione di rabbia che diventa difficile controllare o istituzionalizzare (ammesso che lo si voglia).
E’ il mercato del privilegio nel quale chi produce la ricchezza accumula povertà. Insicurezza. Precarietà. Fallimento. Disperazione. Se le risposte che vengono dall’industria petrolifera e dai titolari di impianti sono quelle che, fino ad oggi abbiamo registrato, non c’è alcuna possibilità di ricomporre una frattura che sta allargando, giorno dopo giorno, la crepa dell’incomunicabilità.
La Segreteria Nazionale della Fegica insiste sul fatto che bisogna mettere in cantiere ogni azione che possa invertire la tendenza e che possa ridare alla Categoria il ruolo che le compete. Le
sicurezze. Il futuro. La dignità. La serenità per poter effettuare il proprio lavoro senza l’assillo del domani.
Le compagnie petrolifere di fronte a questo smottamento del settore -pur prodotto da una loro responsabilità oggettiva e da un loro disimpegno strategico- non trovano niente di meglio che scaricare sui Gestori le loro contraddizioni.
Quattro Aziende petrolifere strutturate (chi più chi meno) che fanno a gara per rinviare decisioni e tavoli di confronto intorno ai quali tentare di ricomporre le vertenze in atto da qualche anno e che si attardano con l’offerta di proposte che giudicare “irricevibili” è poco.
In questo quadro non certo edificante, brilla la Tamoil i cui comportamenti sono da considerarsi fuori da ogni contesto di confronto dialettico e civile.
La Tamoil, che viola costantemente tutte le regole, che pretende di far sottoscrivere contratti nei quali i Gestori rinunciano ad eventuali futuri aumenti contrattuali, che tende a fare della “precarizzazione” un’arma di marketing, sembra finanche scomparsa dai radar dell’interesse di molti, senza che neppure il Ministero dello Sviluppo Economico abbia sentitola necessità dare corso all’obbligo di dirimere le vertenze collettive -che la Legge mette in capo al Dicastero- e che le Organizzazioni di Categoria sollecitano da più di un anno.
Se questa è la condizione peggiore riscontrabile fra le Aziende petrolifere, dobbiamo, comunque, registrare forti ritrosie a concludere nuovi Accordi ma, sopratutto, nuovi Accordi che tengano conto delle mutate condizioni del mercato e che non possono prescindere da una sostanziosa rivisitazione dei margini unitari per i Gestori.
Capitolo a parte per i “nuovi petrolieri”, per quei pochi che le regole le rispettano e per quei tanti che intendono soffocare anche il più piccolo diritto che la Categoria si è conquistate in anni di battaglie.
Questi soggetti economici -se vogliono continuare a parlare di legalità- devono prima di fare ulteriori danni al sistema (non possiamo dimenticare che gran parte dei nuovi adempimenti fiscali che gravano sulla Categoria sono il frutto di intese scellerate fatte alle spalle dei Gestori con il Mef e l’Agenzia delle Entrate) dimostrare che sono, nei comportamenti, per la legalità.
Devono in altre parole sottoscrivere, ai sensi del vigente quadro normativo, Accordi e far cessare -immediatamente- l’ipersfruttamento di nuovi sottoproletari ed antichi Gestori ricondizionati -dopo essere stati costretti al fallimento- a fare da guardiani o appaltisti (per meno di 800,00 €/mese).
Su questi tempi si misura le vera predisposizione a fare della lotta all’illegalità, un tratto caratteristico della propria azione: il resto sono chiacchiere che possono essere fatte nei convegni o riassunte nelle “presentazioni”!
La Segreteria Nazionale della Fegica che, su questi temi è pronta a lanciare la sfida, invita anche i colleghi di Faib e Figisc ad avviare una nuova stagione per tutelare i diritti rimasti e ripristinare le condizioni minime di vivibilità – anche economica- dell’attività dei Gestori.
Occorre, ad avviso della Segreteria Fegica, la necessità di uno scatto di orgoglio ed in salto di qualità dell’azione sindacale -a livello nazionale e nei territori- che non si esaurisca nella denuncia ma che chiami anche la parte Politica alle sue responsabilità ed all’esercizio delle sue prerogative istituzionali (e costituzionali): non può essere lasciato alla Magistratura il compito di essere l’istituzione regolatrice di una diffusa illegalità contrattuale. I Gestori hanno bisogno, nel brevissimo periodo, di ritrovarsi intorno ad un’idea-forza per riacquistare la centralità e la dignità che è stata loro scippata da una controparte che, nella sua miopia ed arretratezza culturale, sta scavando la terra sotto i piedi dei Gestori.
E’ il disegno di una controparte che intende solo acquistare tempo (senza pagarlo) così come acquista un impianto residuale per rimpolpare le sue vendite.
Abbiamo, poi, bisogno di mettere, finalmente le mani sulla ristrutturazione della rete anche guardando a modelli già sperimentati, con successo, in altri Paesi europei: anche qui si tratta di verificare, al di là dei consensi di facciata, l’effettiva disponibilità a chiudere impianti pericolosi, obsoleti ed improduttivi e ad ottenere una moratoria per l’apertura di nuovi impianti.
Come avviene da troppi anni, solo se le Organizzazioni dei Gestori prenderanno sulle loro spalle il tema, si può sperare di fare qualche passo in avanti: tra interessi di “bottega” e disinteresse strategico, su questa strada non possiamo aspettarci l’aiuto di alcuno.
La Segreteria, in merito alla proposta circolata in queste ore circa la possibilità di costituirsi parte civile nei processi contro le frodi, il contrabbando e l’illegalità nella commercializzazione di prodotti petroliferi, dichiara la sua adesione alla proposta medesima. Senza condizioni.
Alla Fegica piacerebbe che analoga costituzione si avesse anche su quella illegalità contrattuale che è la madre di tutte le altre illegalità: in un mercato governato dalle regole la competizione si fa’ con la qualità e la capacità di intercettare la domanda; in un mercato “drogato” dall’illegalità a vincere sono solo i più spregiudicati che finiscono per danneggiare, irrimediabilmente, quello di buono e onesto c’è nel settore.
La Segreteria Nazionale delle Fegica, infine, annuncia che proporrà al proprio Consiglio Nazionale, la convocazione di una Conferenza Nazionale Organizzativa e Programmatica da tenersi entro l’estate dell’anno 2020 per dare, anche nei territori, le risposte e le informazioni che, a volte, fanno fatica ad essere trasferite ai Gestori.”
OGGI, INCONTRO CON PETROLIFERA ADRIATICA IN UN CLIMA COSTRUTTIVO E CERTAMENTE DIVERSO DA QUELLO REGISTRATO IN PASSATO. CONCRETAMENTE, NULLA DI FATTO MA LE POSIZIONI COMINCIANO AD AVVICINARSI ANCHE SE NUTRIRE DUBBI E’ MEGLIO CHE FARSI PREMATURE ILLUSIONI.
I PRIMI GIORNI DI GENNAIO, IL NUOVO TENTATIVO DI TROVARE UNA SINTESI CONDIVISA.
Oggi nuova tornata di incontri con Petrolifera Adriatica: l’obiettivo era quello di verificare i punti di contatto e comprendere se esistevano le condizioni per superare l’impasse nella quale il confronto si era impantanato da mesi.
Senza farsi soverchie illusioni, dobbiamo però registrare che qualche passo in avanti è stato fatto e sono state superate “vecchie incrostazioni” ed anacronistici veti.
Rimangono ancora significative distanze che proveremo a superare facendo ulteriori approfondimenti: sul metodo e nel merito.
L’appuntamento è fissato a Gennaio per verificare se l’impressione positiva che abbiamo ricavato può
Si si.. Voi mettete in cantiere..
Forse non vi siete accorti che i cantieri (gestori) chiudono x fallimento..
E’ troppo tardi..
Chi campa solo col vendere carburanti è FINITO..
Questo non è un piu’ un mestiere..
Ormai apparteniamo al passato..