L’allarme della Faib Confesercenti regionale: “Molti non riescono a pagare in anticipo i rifornimenti come chiedono le compagnie”
I cartelli sulle pompe con la scritta “benzina esaurita” iniziano a vedersi in giro per le strade. E la sensazione è che la tendenza nei prossimi giorni non vedrà certo un’inversione. Corsa degli automobilisti a fare il pieno per paura di rimanere senza oppure di ulteriori rincari per i prossimi giorni? Solo in parte. Perché la principale motivazione è che i gestori dei benzinai non ce la fanno più a ricaricare le cisterne. Mancanza di liquidità, questa volta nel senso di soldi. “Nelle varie città toscane un 10/20% di impianti hanno esposto il cartello esaurito perché non ce la fanno a pagare le compagnie, lo vedo bene nelle mie zone di riferimento a Massa, Pisa e Lucca” spiega Adriano Rapaioli, coordinatore regionale di Faib Confesercenti. “Per contratto ci sono dei quantitativi minimi da acquistare, un drop di 20.000 litri ora costa 40.000 euro, da pagare immediatamente, quindi è chiaro che il gestore in questo momento sia in difficoltà. Con un guadagno lordo di 3 centesimi al litro quanta benzina deve vendere? Per non parlare delle bollette, spesso anche raddoppiate per l’aumento dei costi dell’energia”.
Una situazione che per adesso va un po’ meglio nell’area fiorentina, dove ancora non si segnalano pompe con gestori chiuse. Ma comunque sempre in grandissima sofferenza: “I gestori sono strozzati dagli aumenti: dall’esposizione per l’acquisto dei prodotti cresciuti enormemente ai costi di gestione, soprattutto di energia elettrica e di gas – aggiunge Francesco Chini, responsabile Faib Confesercenti Firenze – nell’anno appena trascorso i gestori hanno registrato una crescita inarrestabile dei costi intorno al 20% che, da quando è scoppiato il conflitto, sta subendo una vera e propria impennata. E, in queste ultime ore, i prezzi praticati risultano assolutamente insostenibili per i gestori, gli autotrasportatori, la cittadinanza e per tutte le altre attività economiche che, direttamente o indirettamente, avranno conseguenze negative. Senza risposte immediate non ci sono alternative, sarà a rischio il normale svolgimento dell’attività”.
Per questo viene chiesto un intervento del governo: l’apertura di un tavolo di crisi del settore presso il Ministero; immediata sterilizzazione dell’Iva sui prezzi dei carburanti, per fare in modo che ogni aumento non sia gravato anche del 22% di Iva; credito d’imposta sulla eccedente di sovrapprezzo di energia elettrica rispetto alla media corrisposta nel 2019; abbattimento al 100% delle spese per le transazioni elettroniche a favore di banche e circuiti. Mentre alle compagnie petrolifere e ai retisti privati, chiedono: revisione/ripartizione della tabella dei costi di gestione; ulteriori 2 giorni di dilazione nei pagamenti dei carburanti, adesso sono 5; intervento immediato di sostegno sui costi elettrici, che non possono essere scaricati solo sui gestori, poiché la luce serve a illuminare i piazzali. E stasera è in programma un protesta dei distributori che dalle 19 fino a domani mattina terranno le luci spente (ma sarà comunque possibile fare rifornimento).
E tra i più colpiti dai rincari di benzina e gasolio ci sono ovviamente gli autotrasportatori, che aspettano una riunione in settimana con il ministero per decidere eventuali azioni di protesta: “Questa bomba degli aumenti di gasolio va a incidere molto, prima un camion con 500 o 600 euro faceva dei viaggi, adesso ne servono 1.000” spiega Mario Bartoli, presidente Assotosca Firenze e vicepresidente Confetra Toscana e vicepresidente Confindustria sezione trasporti Firenze. “Adesso nessuno vuole fare sciopero, aspettiamo le risposte del governo. Certo che qualcuno si è già fermato, ma un’altra settimana a questi prezzi qui ci fermiamo tutti. Vedo colleghi disperati che non sanno come fare a mandare avanti la propria azienda” aggiunge Giorgio Ercoli, presidente di Apit, l’assostrasporti pisana.
Fonte: la Repubblica di Firenze
e tutti in silenzio…morte graduale della categoria!!! vergogna…!!!