Staffetta Quotidiana – Il taglio delle accise deciso la scorsa settimana dal governo – come è già successo in diversi Paesi europei – ha placato un po’ le acque sul mercato dei carburanti. Dopo l’allarme di metà marzo, con benzina e gasolio abbondantemente sopra i due euro/litro, la situazione appare oggi meno tesa. Ma ben lungi dall’essere risolta, sia dal punto di vista dei prezzi che degli approvvigionamenti.
Quanto ai prezzi, siamo davanti a una crisi chiaramente globale, con la benzina a sei dollari a gallone in California, il presidente Biden che chiede alle compagnie di trivellare a capofitto e che sblocca la riserva strategica e gli Stati costretti a distribuire contributi a pioggia.
Sui mercati internazionali il prodotto – almeno per il momento – c’è. E non si segnalano situazioni di corto. Il petrolio greggio viaggia costantemente sopra i 100 dollari al barile. Il mercato del gasolio è in tensione da ben prima che iniziasse la guerra, con la domanda 2021 già ai massimi storici e le scorte ai minimi, un po’ in tutto il mondo. Da qui l’allarme dei maggiori trader mondiali, rilanciato lo scorso 23 marzo in prima pagina dal Financial Times. Ma, su un altro versante, in Sicilia alla raffineria di Priolo, una delle più grandi del Mediterraneo e di proprietà della Lukoil in mano ai russi, le lavorazioni non hanno subito interruzioni e continuano normalmente. Il prodotto viene commercializzato dalla Litasco, il trader di diritto svizzero controllato dalla compagnia russa, e continua ad arrivare nelle basi più importanti del Nord Italia, in particolare alla San Marco Petroli di Marghera, storico fornitore delle pompe bianche nostrane.
Il problema è che sul mercato cargo, dove cioè si comprano le navi di prodotto, la situazione di incertezza e di tensione fa sì che i fornitori – compagnie e trader – chiedano oltre al Platts un delta di ben 50-70 dollari la tonnellata rispetto a quello che negli anni scorsi si aggirava normalmente intorno ad uno-due dollari: una bella differenza. Un “contributo”, si fa per dire, che si scarica a valle su tutta la filiera, cui si aggiunge, come una ciliegina, anche l’Iva. È da qui che arriva buona parte dell’abnorme aumento dei delta sulle forniture in extra-rete registrato nelle ultime settimane. Aumento che, sulla base dei dati pubblicati in settimana dalla Staffetta, si è tradotto in un livellamento dei prezzi al consumo tra le “pompe bianche” e le compagnie. Un aumento che inoltre ingrossa artificialmente i margini, che sono calcolati sul Platts e non tengono conto di questo “delta” sul mercato cargo che finisce, appunto, a produttori e trader e non certo all’ultimo anello della filiera, quello della distribuzione.
In queste condizioni, i fornitori nazionali di carburanti – dalle raffinerie ai depositi – si sono visti costretti a dichiarare la “forza maggiore”: con questi prezzi e queste tensioni sui mercati, e con le prospettive incerte sull’esclusione o meno degli operatori russi, volumi e prezzi non vengono più garantiti e le assegnazioni di prodotto sono fatte pro quota. Con la conseguenza che i contratti possono essere modificati giorno per giorno in modo unilaterale.
Insomma, una grande confusione in tutte le fasi del mercato. Che si traduce in un andamento particolarmente nevrotico dei prezzi e delle quotazioni. Con il taglio delle accise che rischia di andare a tutto vantaggio dei produttori e dei trader internazionali.
Per gentile concessione di Staffetta Quotidiana
Dietro il caos carburanti ,nella più totale confusione ,ci sono speculatori ,Broker ,società petrolifere che ,con ogni scusa possibile ci stanno guadagnando ,in c…..lo a tutti i bei discorsi ,approfittandone sulla pelle dei creduloni ,dei cittadini ,passando da vittime altro che calo accise o contributi .
Siamo in “guerra”? si mettano in campo azioni da guerra .Blocco della legge sulle liberalizzazioni ,prezzo carburanti e generi di prima necessità ,con prezzo calmierato ,questo è da fare i discorsi lasciateli ai burocrati Forse è chiedere troppo da chi ci governa Saluti