
Dopo l’approvazione del Consiglio Ue in via definitiva entra in vigore il price cap del petrolio russo via mare a 60 dollari al barile.
Nella giornata odierna entra in vigore anche l’embargo Ue alle importazioni (via mare) di petrolio russo e, stando alle stime della Commissione, circa il 94% del greggio di Mosca destinato all’Europa sarà bloccato.
A questo si aggiunge la decisione dell’organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec) e i suoi alleati, un gruppo noto come Opec+, i quali hanno concordato di attenersi al proprio obiettivo di produzione di petrolio. Fino a poco tempo fa, l’Arabia Saudita e i suoi partner contavano di mettere all’ordine del giorno della riunione ulteriori tagli alla produzione, ma l’evolversi della situazione internazionale ha cambiato le priorità: di qui la decisione di mantenere invariati i livelli di offerta, in attesa di valutare l’impatto della pesante riduzione della produzione (2 milioni di barili al giorno) annunciata durante l’ultima riunione dell’organizzazione dello scorso ottobre.
Con la UE che dall’inizio del conflitto ha ridotto le importazioni dalla Russia al di sotto del 30% e quest’ultima che ha incrementato le vendite sui mercati di Cina, India e Turchia, l’impatto delle misure adottate resta però limitato. Il price cap si farà in particolare sentire nel solo caso in cui i prezzi del petrolio dovessero improvvisamente salire. Prossima tappa prevista dalla tabella di marcia approvata a giugno: l’entrata in vigore, a partire dal 5 febbraio, anche del divieto all’importazione di prodotti petroliferi raffinati russi.