A sostenere il prezzo del petrolio sono le indicazioni arrivate dall’Arabia Saudita sul fatto che l’OPEC potrebbe intervenire per arrestare il calo dei prezzi, in quanto i futures e i fondamentali dell’offerta sarebbero disconnessi in questo momento sul mercato.
La volatilità “estrema” e la mancanza di liquidità significano che i futures sono sempre più disconnessi dai fondamentali, ha detto a Bloomberg il ministro del petrolio saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, suggerendo che il cartello potrebbe aver bisogno di inasprire nuovamente la produzione quando si riunirà il mese prossimo per discutere gli obiettivi di approvvigionamento.
Fonti interne all’OPEC hanno in seguito detto a Reuters che eventuali tagli da parte dell’OPEC+ coincideranno probabilmente con un ritorno del petrolio iraniano nel caso in cui venisse raggiunta un’intesa per far ripartire l’accordo sul nucleare iraniano.
Sul fronte dell’accordo con l’Iran, gli Stati Uniti puntano a rispondere presto a una bozza di accordo proposta dall’Unione Europea che reintrodurrebbe l’accordo nucleare del 2015 con l’Iran, che l’ex presidente Donald Trump ha abbandonato e l’attuale presidente Joe Biden ha cercato di rilanciare.
Il Brent ieri ha continuato ad apprezzarsi sopra i 100 dollari al barile, dopo che il ministro dell’Energia saudita, Abdulaziz bin Salman, ha dichiarato che l’Opec potrebbe prendere in considerazione la possibilità di tagliare la produzione in risposta alla scarsa liquidità nel mercato dei future sul greggio e ai timori di una recessione economica globale. Inoltre, secondo l’Eia, le scorte di greggio USA sono scese più del previsto la scorsa settimana, registrando un calo di 3,282 milioni di barili, rispetto alle stime di un calo di 0,933 milioni di barili.
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