Il taglio delle accise sui carburanti, che era stato già ridotto al 1° dicembre, terminerà a fine anno. E il governo non prevede alcun rinnovo.
La continua discesa dei carburanti, che ha già mitigato un primo rientro del taglio, ha spinto il governo in cerca di risorse, a ripristinare integralmente i 30,5 di taglio. Il primo scalino pari al 40% dei 30,5 centesimi di taglio ha permesso al tesoro, in un solo mese, di incamerare 390 milioni di euro.
Secondo alcune notizie circolate in alcuni organi di stampa vicine ai partiti di governo, pare che l’esecutivo voglia approfittare di questa situazione per riordinare le accise, come suggerisce l’Istituto Bruno Leoni nel report “Modeste proposte contro l’inflazione”. Da tempo, infatti, la differenza nelle accise su gasolio e benzina – pari a circa 11 centesimi al litro – è considerata una distorsione catalogata come “Sussidio ambientalmente dannoso” dal Ministero dell’Ambiente. Il phase out dallo sconto è quindi anche un’opportunità per fissare un’accisa comune a un livello intermedio, che secondo l’Istituto Bruno Leoni può essere fissato a 65 centesimi al litro, corrispondente a un aumento di 3,6 centesimi per il gasolio e a una riduzione di 7,5 centesimi per la benzina.
Certamente la decisione impopolare del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di non prorogare il taglio, va contro tutti i proclami di abolizione delle accise fatte durante le varie compagne elettorale sia dalla stessa Lega che dal partito della Meloni. L’unica speranza, quindi, è che continui quella discesa dei prodotti petroliferi che ha permesso l’assorbimento del ritorno delle accise.
Ma e’ sicuro o no?