Eni tratta con KKR su Enilive: possibile cessione del 20-25% della società

Eni firma un accordo esclusivo con KKR per la cessione del 20-25% di Enilive, divisione chiave per bioraffinazione e smart mobility, rafforzando la strategia di dismissione e valorizzazione asset.

Eni sta intraprendendo un nuovo passo significativo nel suo piano strategico di dismissione e valorizzazione degli asset. Come riportato da Celestina Dominelli sul Sole24Ore, la società guidata da Claudio Descalzi ha recentemente firmato un accordo temporaneo di esclusiva con il fondo statunitense KKR. L’obiettivo è la possibile cessione di una quota tra il 20% e il 25% di Enilive, la divisione che include attività chiave come la bioraffinazione, la produzione di biometano, le soluzioni di smart mobility, tra cui il car sharing Enjoy, e la gestione delle oltre 5.000 Enilive station in tutta Europa.

L’Accordo con KKR

Con l’accordo firmato, KKR avrà accesso alla due diligence di Enilive, che permetterà al fondo di preparare un’offerta basata su una valutazione della società stimata tra 11,5 e 12,5 miliardi di euro. Questa esclusiva, che durerà circa due mesi, è un passo cruciale per Eni. L’assistenza di J.P. Morgan e Mediobanca per Eni, e di Deutsche Bank e UniCredit per KKR, testimonia l’importanza e la complessità dell’operazione. Se le parti raggiungeranno un accordo, la firma definitiva potrebbe avvenire in autunno.

Eni non esclude inoltre la possibilità di cedere un’ulteriore quota del 10%, dato il forte interesse mostrato dal mercato. Questa mossa rappresenta un altro esempio del modello satellitare adottato da Eni, che prevede la creazione di alleanze strategiche per valorizzare i business legati alla transizione energetica attraverso cessioni di quote di minoranza e futuri collocamenti in Borsa.

Il Modello Satellitare di Eni

Il modello satellitare di Eni è già stato testato con successo. Un esempio è l’operazione con Plenitude, dove Eni ha venduto una partecipazione del 7,6% al fondo Energy Infrastructure Partners (EIP) tramite un aumento di capitale di 588 milioni di euro. Questo ha portato a una valutazione post-aumento di circa 8 miliardi di euro per Plenitude, con un enterprise value superiore ai 10 miliardi di euro.

Tali operazioni riflettono la strategia di Eni per ridurre il debito e razionalizzare il proprio portafoglio. Claudio Descalzi, CEO di Eni, ha precedentemente indicato che gli incassi netti previsti da queste manovre potrebbero raggiungere gli 8 miliardi di euro. Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso tre principali filoni:

  1. Razionalizzazione del portafoglio upstream: La cessione di asset non strategici in paesi come Nigeria e Congo, insieme alla recente vendita degli asset in Alaska e della quota di minoranza in Saipem, rientra in questo ambito.
  2. Diluzione delle partecipazioni in progetti upstream a elevato potenziale: In questo contesto, la Costa D’Avorio è considerata un’opportunità chiave.
  3. Miglioramento della qualità del debito: Eni sta anche lavorando per migliorare la qualità del proprio debito, attualmente pari a poco più di 25 miliardi di euro tra prestiti e bond. Quasi il 50% dell’esposizione debitoria scadrà a partire dal 2028. Recenti operazioni finanziarie, come il bond trentennale in dollari emesso lo scorso maggio, hanno contribuito a rafforzare la fiducia del mercato verso Eni, estendendo ulteriormente le tempistiche di scadenza del debito.
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