Nella mattinata del 6 settembre 2024, la gestione del punto vendita Tamoil di San Fele (PZ) ha ufficialmente riconsegnato le chiavi, come richiesto dalla direzione Tamoil. Si tratta dell’unico impianto presente nel paese. Un momento amaro per Pasqualino Del Monte, storico gestore che per circa 50 anni ha curato con dedizione il punto vendita, oggi costretto a cedere il passo alla volontà dell’azienda.
La storia del PV, nato come impianto Agip, arriva a un punto di non ritorno per una decisione che sembra essere stata dettata dalla rigida posizione del capo area che non ha voluto rinnovare il contratto in scadenza.
La vicenda, però, ha radici più profonde. Tutto è iniziato tra novembre e dicembre 2022, quando la gestione Del Monte è entrata in difficoltà economica, non riuscendo più a garantire un regolare approvvigionamento di carburante. Per qualche giorno, il distributore è rimasto a secco, e questo ha scatenato le prime diffide da parte di Tamoil, culminate con minacce di richiesta danni e la successiva disdetta del contratto, con la riconsegna dell’impianto programmata per il 24 gennaio 2023.
Tuttavia, grazie al sostegno di Fegica e del legale della gestione, il PV è tornato operativo pochi giorni prima della data fissata per la riconsegna, e in quell’occasione non ci fu alcuna restituzione delle chiavi. Da quel momento, le minacce legali da parte di Tamoil si sono intensificate, ma la gestione ha resistito fino alla scadenza contrattuale del 6 settembre 2024 quando Pasqualino Del Monte ha infine dovuto riconsegnare l’impianto.
Nonostante le pressioni di Tamoil, che continua a reclamare danni per i giorni di mancata vendita, la gestione Del Monte vanta crediti nei confronti dell’azienda relativi a conguagli sui margini e rimborsi per i cali, non ancora saldati per gli anni 2023 e 2024. Insomma, questa vicenda potrebbe non essere ancora conclusa.
E così, invece di riconoscere il coraggio e la perseveranza di un gestore che, per oltre trent’anni, ha mantenuto attivo un chiosco di carburanti in un piccolo paese di montagna di 2.500 abitanti, ci troviamo di fronte all’ennesima manifestazione di arroganza e crudeltà da parte di un’azienda petrolifera.
Ha fatto sentire la sua voce il sindaco di San Fele, in una lettera inviata alla direzione Tamoil sottolineando le gravi conseguenze economiche e sociali per la comunità. La chiusura dell’unico distributore di carburante nel paese avrà un impatto negativo sul turismo, soprattutto a causa del flusso di visitatori diretti alle Cascate di San Fele, ha precisato il sindaco nella sua missiva. Inoltre, i residenti, molti dei quali lavorano nelle fabbriche vicine come lo stabilimento FIAT di Melfi, saranno costretti a percorrere lunghe distanze per fare rifornimento, aumentando i disagi economici e sociali.
Non si può escludere che gli abitanti, pur di evitare questi disagi, finiscano per riempire taniche e fusti da tenere nelle proprie abitazioni, con evidenti rischi per la sicurezza. Il capo della Polizia Locale, presente sul posto, è già stato avvertito del rischio potenziale che potrebbe derivare da questa situazione. È doveroso chiedersi: vogliamo trasformare le case dei cittadini di San Fele in pericolose polveriere?
Questa storia ci riporta ancora una volta alla realtà. Da anni si parla tanto di regole “etiche” per le aziende a livello internazionale, ma sembra che queste esistano solo per essere aggirate in modo più elegante. Le aziende, soprattutto le più grandi, dovrebbero ispirarsi a quella che viene definita con enfasi “sostenibilità sociale”, ma la realtà è ben diversa.
Oggi, questa realtà si traduce in un uomo che perde il proprio lavoro e in una comunità che resta priva di un servizio essenziale.
Aumentate I margini per fare vivere dignitosamente 1 persona.
Questa attivita’ non la vuole neanche un extracomunitario un reddito da fame come fa’? Questo sentiamo concorrenza concorrenza avete rovinato molte famiglie per farle indebitare perché ci stavano i cali,e lo sconto,tutto le incombenze e dunque guadagno da fame il cent.ecco fallimento VERGOGNA