Il lungo addio ai principi di lealtà e condivisione: cosa resta delle parole di Giovanni Maffei nel 2019?

Il rapporto tra Enilive e i propri gestori sembra essersi ridotto a un campo minato, con una serie di azioni che minano ulteriormente fiducia, autonomia e professionalità. L’ultima comunicazione aziendale, che minaccia il blocco degli ordini di carburante in caso di mancata partecipazione a un webinar obbligatorio, è l’esempio dell’ennesima imposizione autoritaria.

Non possono che tornare in mente le parole pronunciate da Giovanni Maffei, attuale Head of Commercial & Marketing di Enilive, nel 2019 in audizione davanti alla Commissione Attività Produttive nell’ambito della discussione della risoluzione 7-00258 De Toma, suonano oggi come un eco lontano rispetto alla realtà vissuta dai gestori della rete Eni. All’epoca, Maffei sottolineava l’importanza della condivisione con le organizzazioni sindacali e l’impegno di Eni verso regole rigide, contratti tipizzati e una contrattazione basata su reciproca lealtà e trasparenza.

Maffei affermava;“Eni vanta una tradizione fortissima in termini di condivisione con le organizzazioni sindacali […]. Eni è favorevole agli accordi, ai contratti tipizzati […]. Siamo per una contrattazione basata su reciproca lealtà e trasparenza.”

Oggi, tali principi sembrano essere stati accantonati. La gestione attuale di Enilive si distingue, invece, per un approccio impositivo che ha deteriorato definitivamente i rapporti con i gestori. Minacce di blocco delle forniture, obblighi arbitrari come la semplice partecipazione a webinar, il mancato rinnovo degli accordi ormai non in linea con le esigenze economiche dei gestori, per non parlare dell’utilizzo ormai costante di contratti illegittimi come quelli di appalto, non rappresentano certo i valori di lealtà e trasparenza tanto decantati.

La “tradizione fortissima” di condivisione con i sindacati è oggi sostituita da un dialogo ridotto al minimo (o del tutto inesistente) caratterizzato da un clima di sfiducia ad alta tensione conflittuale che l’azienda contribuisce giornalmente ad alimentare.

Nel 2019, Maffei avvertiva che l’assenza di regole poteva favorire situazioni dannose per aziende strutturate come Eni. Eppure, il comportamento di Enilive (di cui Maffei è il principale artefice) sembra oggi contraddire questa visione. L’azienda impone regolamenti interni che non trovano fondamento in accordi condivisi, come nel caso del cartello del prezzo medio regionale, già dichiarato illegittimo dal Consiglio di Stato. Inoltre, il rifiuto netto di un compenso minimo, espresso come principio di autonomia imprenditoriale, non ha tenuto conto della crisi economica e operativa dei gestori, le cui marginalità sono ferme da anni mentre i costi aumentano. Questa rigidità ha portato non solo a un impoverimento della rete, ma anche a un deterioramento dell’immagine aziendale.

Oggi i gestori non percepiscono alcuna reciprocità nelle relazioni con Enilive. La trasparenza è spesso sostituita da imposizioni, mentre la lealtà sembra essere stata ridotta a una strada a senso unico. Le parole di Maffei appaiono oggi come una promessa tradita: un passato in cui si ipotizzava una contrattazione costruttiva e condivisa, e un presente segnato da tensioni, imposizioni e crescenti conflitti.

Eni, un tempo sinonimo di professionalità e appartenenza grazie all’eredità dell’Agip Petroli, ha progressivamente smantellato i valori che ne avevano fatto un punto di riferimento per il settore. La progressiva riduzione dei margini economici è stata solo il primo passo di una strategia che ha azzerato la dignità e l’autonomia dei gestori.

Questa deriva gestionale ha un costo. Non solo per i gestori, che vedono diritti e prospettive economiche dissolversi, ma anche per l’azienda stessa. La qualità nella conduzione degli impianti è crollata, e il crescente turnover rende impossibile costruire un rapporto stabile con i clienti e il territorio.

Soluzioni come le gestioni dirette tramite EniFuel ieri e EniMoov oggi, o il ricorso a ex agenti autoproclamatisi Gestori Innovativi, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Impianti semiabbandonati e una rete frammentata sono il risultato di questa strategia miope, che privilegia soluzioni tampone al posto di un piano di rilancio organico.

Nel frattempo, i consumatori e i gestori pagano il prezzo di politiche che mantengono i prezzi dei carburanti alti, ben sopra la media del mercato, forse per coprire il fallimento di iniziative aziendali passate?

Non si può ignorare il ruolo centrale di Maffei in questa situazione. Se nel 2019 le sue parole sembravano tracciare una via di condivisione, oggi appare chiaro che quella strada è stata abbandonata. Il suo operato, ha contribuito a costruire un clima di sfiducia che danneggia non solo i gestori, ma anche l’immagine dell’azienda stessa che non può essere santificata da qualche spot pubblicitario anche se ben fatto.

Forse è arrivato il momento per Enilive di riflettere sul proprio futuro e sul prezzo che sta pagando per scelte che alienano non solo i gestori, ma i tanti dipendenti aziendali e infine i consumatori finali. Il ritorno ai principi di lealtà, trasparenza e collaborazione evocati da Maffei nel 2019 potrebbe rappresentare non solo un impegno concreto ma anche l’unico modo per invertire una rotta che, altrimenti, sembra già condurre verso un inevitabile declino.

Il cambiamento è possibile, ma richiede coraggio. La domanda è: Enilive è pronta a fare questo passo, o continuerà a percorrere una strada che rischia di distruggere ciò che resta della sua rete e della sua reputazione?

M.D.

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Robin hood
Robin hood
1 mese fa

L’ immagine e il prestigio di Eni sono oramai da anni un lontano ricordo. È inutile illudersi e alimentare vane speranze

Salvatore
Salvatore
1 mese fa

IL quadretto che è descritto nel post è ancora una volta ineccepibile e rispecchia fedelmente la situazione pessima in cui versa la categoria, e la compagnia ENILIVE di cui si fa riferimento è soltanto la punta dell’iceberg , in quanto le altre compagnie si comportano di conseguenza seguendo il capopopolo o il Masaniello della situazione….e aggiungo che di queste realtà nel mondo del lavoro oggi se ne vivono diverse, vedi FIAT o STELLANTIS chiamatela come volete con tutto l’indotto in che condizioni disastrose si trovano, e sembra che in questo momento storico l’ordine mondiale ha subito uno schok dove il tavolo delle regole sia saltatato per aria!!! e per quanto riguarda noi gestori la stiamo vivendo in pieno e penso che in questa brutta realtà per noi sarà un bagno di sangue???