Prezzi Enilive alle stelle: come giustificare il divario rispetto al mercato?

Nel mercato dei carburanti, i dati parlano chiaro: Enilive continua ad applicare alla pompa, secondo le medie dei prezzi praticati comunicati dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del made in Italy prezzi,  decisamente superiori rispetto sia alla media nazionale che ai suoi principali concorrenti. Un’anomalia che solleva più di un interrogativo, soprattutto se si considera il ruolo dominante dell’azienda e la sua esposizione pubblica, anche in ambito sportivo, come sponsor principale della Serie A di calcio.

Numeri che non mentono

Ad oggi 31 marzo 2025, il prezzo medio della benzina self in Italia si attesta su €1,765 al litro. Enilive, invece, propone un prezzo medio di €1,791, ben 2,6 centesimi in più. E se il confronto si allarga agli altri operatori, il divario si fa ancora più evidente:

Differenze analoghe emergono sul gasolio, dove Enilive propone un prezzo medio di €1,695, contro una media nazionale di €1,665. Tamoil, in particolare, riesce a mantenere un prezzo inferiore di 4,6 centesimi rispetto a ENI.

Una strategia fuori mercato?

Le differenze non sono marginali. Parliamo di 2–5 centesimi di differenza al litro, che, su base annua e su milioni di litri erogati, significano migliaia di euro a carico dei consumatori. In un contesto economico in cui si chiede alle famiglie e alle imprese di stringere la cinghia, come può giustificarsi una simile politica di prezzo da parte di un operatore così rilevante?

E il quadro si aggrava ulteriormente sul territorio. Mentre la media nazionale mostra le differenze appena rilevate, in molte zone del Paese i gestori Enilive si trovano a fronteggiare concorrenti con differenze di prezzo alla pompa che arrivano fino a 10-15 centesimi al litro. Un divario insostenibile, che mette i gestori in condizioni di estrema difficoltà nel competere e, in molti casi, compromette seriamente la sostenibilità economica delle loro attività.

ENI tra visibilità e responsabilità

La domanda diventa ancora più pressante se si considera che Enilive è anche il main sponsor della Serie A , una delle manifestazioni sportive più seguite del paese. La presenza costante del marchio Enilive negli stadi, nei media e nelle dirette televisive sottolinea la potenza comunicativa e il ruolo pubblico dell’azienda. Ma a questa visibilità non dovrebbe anche corrispondere una responsabilità sociale, anche per la sua stora e la partecipazione rilevante dello stato?

Può un’azienda che si propone come simbolo nazionale permettersi di applicare i prezzi più alti del mercato, danneggiando economicamente milioni di automobilisti e lasciando i propri gestori a combattere una guerra impari?

Una politica che isola

In un mercato sempre più attento alla trasparenza e alla concorrenza, la strategia di Enilive sembra remare controcorrente. Mentre altri operatori cercano di mantenere i prezzi competitivi, ENI consolida la sua posizione premium, che si traduce inevitabilmente con la perdita di fiducia e clienti, lasciando sul campo una rete di gestori sempre più in affanno.

È lecito chiedersi se l’ex colosso pubblico oggi operi davvero nell’interesse dei cittadini o se non abbia piuttosto scelto di privilegiare altri interessi compreso il marketing calcistico a scapito dell’accessibilità dei suoi servizi essenziali. I dati parlano chiaro: la distanza tra Enilive e il resto del mercato non è solo economica, ma sempre più anche etica. E per molti gestori, questa politica non rappresenta solo un errore strategico, ma un colpo potenzialmente fatale alla propria attività.

prezzi_staffetta_31_marzo

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