
Una nave grande, enorme, che va, va, va… Non si sa dove va, non si sa quando è partita.
Così iniziava Giorgio Gaber, fotografando con il suo genio surreale e disincantato una società in balia di sé stessa, che si muove senza rotta, ma con una certa ostinazione. Un’immagine che oggi pare cucita su misura per descrivere la condizione della rete carburanti in generale ma in particolare al marketleader a marchio Enilive, sempre più simile a una nave che avanza senza una chiara direzione, travolgendo lungo il suo percorso i propri Gestori, i veri marinai di bordo.
La nave è il sistema. Il marchio. Il “rebranding”.
È quella che decide i colori del ponte, le cabine di prima classe, seconda, terza… e giù fino alla stiva, dove troppo spesso vengono relegati i Gestori, vincolati da contratti rigidi, circolari unilaterali, canoni imposti anche quando questi ti costringono a chiudere, o come quando il rebranding ti costringe ad una chiusura imposta, unilateralmente senza preavviso e senza nemmeno un indennizzo.
“La nave ha anche un motore… e non sa dove va ma continua ad andare”.
Ed è qui il nodo centrale: Enilive sembra aver smarrito il senso della direzione. Le politiche commerciali si succedono con logiche incomprensibili, le campagne di marketing sembrano pensate per distruggere o allontanare la clientela come i prezzi difformi dal mercato, senza mai considerare la sostenibilità operativa a valle, ovvero nei punti vendita. Il motore gira, consuma, fa rumore. Ma la rotta è ignota. E chi si trova sotto coperta inizia ad accusare il mal di mare.
“Il mare è un po’ troppo vitale… la gente si sbianca… ma fa resistenza, non vuole star male”.
Così i Gestori resistono. Stringono i denti. Subiscono. Protestano. Ricorrono. Denunciano. Fanno causa. Ma a ogni beccheggio – che si chiami nuova policy, lavori non concertati, mancanza di preavviso, o clausole vessatorie – si sentono sempre più in balia degli eventi. Eppure non mollano, perché “non vogliono essere i primi a star male”, non vogliono cedere.
Finché tutto trabocca.
“Il mare diventa più grosso… una battaglia che cresce… la nave è tutta piena, tutta piena di vomito”.
L’immagine cruda di Gaber si fa realtà nel momento in cui la tensione tra Gestori e azienda esplode nei contenziosi. Le richieste di indennizzo, gli appelli a sospendere i canoni durante la chiusura forzata, le contestazioni alle penali o ai target commerciali assurdi diventano lo specchio di un sistema in tilt. E la nave, anziché fermarsi e ripensare la rotta, spinge ancora: “Avanti, avanti, avanti. Si può spingere di più”.
Ma fino a quando?
Quelli di prima vomitano su quelli di seconda, quelli di seconda su quelli di terza… Lo scontro è sfrenato, violento. La gente rimanda, reagisce, boccheggia. Un “prete” esorta a volersi bene, poi si inginocchia e vomita anche l’anima.
Sulla nave di Gaber, nonostante il caos, tutti cantano lo stesso ritornello: “insieme nella vita a testa in su”. Ma sulla nave di Enilive, oggi, molti iniziano a domandarsi se sia davvero possibile restare “insieme” quando il ponte crolla sotto il peso delle decisioni verticali e le cabine di comando restano sorde ai richiami dal basso.
Forse è il momento di fermarsi, ridisegnare la rotta e ascoltare chi la nave la fa davvero andare avanti, ogni giorno, tra mille tempeste. Perché una nave senza equipaggio non arriva da nessuna parte.
La parodia che la redazione ha fatto della nostra situazione attuale ,devo dire che calza e rispecchia perfettamente per un motivo semplice che si puo argomentare e criticare in maniera sarcastica il comportamento di questa compagnia che pur essendo con partecipazione dello stato italiano e tra le sette sorelle cosi chiamate , quella che più delle altre ci ha messo il bastone tra le ruote….per non usare un altro termine, e di conseguenza le altre si sono accodate visto il pessimo esempio che questa Compagnia ha dettato in questi anni , calpestando i diritti che si sono raggiunti con tenacia e sacrificio di coloro che in questo lavoro hanno creduto….ma tornando al post della redazione che ha fatto riferimento a questa grande nave che solca i mari senza una meta con tutto l’equipaggio mi fa tornare alla mente la fine che fece il Titanic che si scontro contro un iceberg causando molte vitime …e noi siamo le vittime ??? a voi l’ardua sentenza!!!