Staffetta Quotidiana – Nella filiera dei carburanti la categoria dei gestori è sempre stata l’anello debole. Lo è ancora di più oggi a causa del coronavirus. Una categoria che, come emerge scorrendo la stampa provinciale più vicina e attenta a coglierne i segnali (v. notizia a parte), stenta a sopravvivere o, come si usa dire, ad arrivare a fine mese, in ginocchio e vicina al collasso. Che, per amor di patria e senso del servizio essenziale che svolge, cerca di resistere, ma con margini sempre più ristretti. Un segnale di malessere che emerge, e non potrebbe essere altrimenti, dallo scollamento sempre più evidente in chi ufficialmente li rappresenta. Con le tre organizzazioni storiche, Faib, Fegica e Figisc, che stentano a tenere unita la base dei propri associati, e che appaiono sempre più incerte sulla linea unitaria che hanno fin qui cercato di perseguire nei confronti delle istituzioni e delle controparti, compagnie e retisti in primis.
Forme di scollamento di vario tipo che erano già evidenti prima del coronavirus e che avevano portato alla promozione di iniziative di protesta e di mobilitazione separate e alla nascita degli “autoconvocati” con i casi significativi di Treviso, Brescia e Sardegna. Scollamento che ora si sta accentuando, come emerso nella riunione del 10 aprile della giunta nazionale della Faib e ancor più dall’intervento del 27 aprile del presidente della Figisc, Bruno Bearzi, a un anno dalla sua nomina. Con la stessa Faib che, dopo essersi dissociata dallo sciopero proclamato per la prossima settimana sulle autostrade da Fegica e Fisc/Anisa, ora deve vedersela con la “secessione” della Calabria, preannunciata da una lettera aperta inviata il 20 aprile alla Staffetta dal suo promotore e proclamata il 1°maggio con la nascita di una nuova associazione chiamata “Benzinai italiani liberi”.
Forme di scollamento, di insofferenza, di impazienza e di voglia appunto di libertà che ne incoraggeranno altre, con l’unico risultato di indebolire ancora di più l’esercizio della rappresentanza di questa categoria all’interno e all’esterno della filiera dei carburanti. Con tutto ciò che ne conseguirà. Proprio nel momento in cui più forte dovrebbe essere invece, anche dal punto di vista strategico, la spinta verso forme di aggregazione di tutta la filiera petrolifera. Secondo un progetto lanciato dalla Staffetta nel novembre scorso e rilanciato da Assoindipendenti alla fine dell’aprile scorso. Perché la sfida, di come sopravvivere e cambiare nel corso della transizione energetica, riguarda tutto il comparto petrolifero, benzinai compresi.
Per gentile concessione di Staffetta Quotidiana
…parole sante,oppure…”tante belle parole”,potremmo anche dire”…è bello fare il culatt…con il c… degli altri”.sono oramai 15/18 anni che i sindacati inconcludenti non hanno più potere contrattuale con le petrolifere…e poi si lamentano perchè la base si frammenta…Cosa vuoi che contino 7/8 mila tesserati in Italia…non bastano di certo per stipendi o recupero spese sindacali…le entrate arrivano da altre parti………..