
Dietro il ripristino dello strumento della concessione
Staffetta Quotidiana – Una rete distributiva bonificata dalla criminalità, un’infrastruttura capillare, efficiente e modernizzata per programmare decarbonizzazione e transizione ecologica dei prodotti energetici per autotrazione destinati al trasporto delle merci e alla mobilità sostenibile delle persone. Obiettivi che il solo mercato non è in grado di perseguire. È questa la finalità dell’asso nella manica calato mercoledì sera dai presidenti di Faib, Fegica e Figisc/Anisa nell’incontro con il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che ha appena ereditato dal Mise la competenza in materia. Proponendogli di ripristinare, attraverso una iniziativa legislativa del governo Draghi, lo strumento della concessione in auge fino al 1956, poi soppiantata dall’autorizzazione fino al 1970, poi rivalutata fino al 1998 e da allora scomparsa dalla scena. Verrebbe da dire lo strumento giusto al momento giusto e come tale oggi rilanciato. Per tutta una serie di motivi. A cominciare dalla verifica e dal controllo ex ante dei requisiti richiesti al concessionario e dei motivi di esclusione, nonché della irrogazione di penalità, che arrivano fino alla decadenza e alla revoca del titolo, in caso di comportamenti illegittimi. Una proposta che il ministro, lì per lì, avrebbe già giudicato interessante, valida e degna di un rapido approfondimento. Rapido perché i tempi stringono e a fissare l’agenda è la scadenza di fine aprile per presentare a Bruxelles il Recovery Plan in cui la proposta deve essere inserita per accedere ai necessari finanziamenti.
Una proposta che non riguarda solo i carburanti tradizionali ma che allarga l’orizzonte a comprendere anche biometano, biocarburanti liquidi, in prospettiva l’idrogeno, fino alla ricarica elettrica per favorire la sua uscita da un mercato di nicchia composto solo di seconde e terze auto acquistate da chi se lo può permettere. Centrale nella proposta è infatti la realizzazione di stazioni di rifornimento ad alta potenza dotate di un proprio sistema di accumulo in grado di smussare le curve di carico, riducendo gli investimenti sulla rete elettrica e contribuire alla gestione della produzione da fonti rinnovabili intermittenti destinata a crescere.
Una proposta che, anche ai fini di aumentarne il grado di accettabilità da parte dei gruppi parlamentari e degli altri ministeri che dovranno condividerla, ha tra l’altro il pregio di essere in linea con le risoluzioni approvate da Camera e Senato il 30 marzo sulla bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Laddove sottolineano l’opportunità di rafforzare le infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici soprattutto lungo le arterie stradali a lunga percorrenza, presso gli aeroporti e stazioni ferroviarie mediante installazione di sistemi High Power Charging (Hpc). Non solo ma anche di definire un piano organico per l’adeguamento verso forme avanzate di hub multienergetici e multiservizi della odierna rete distributiva di carburanti, anche con processi di razionalizzazione dell’elevato numero di punti di vendita attuali, favorendo la diffusione di carburanti alternativi e colonnine di ricarica. E laddove queste risoluzioni prevedono altresì un piano organico per trasformare le stazioni di servizio in poli multiservizi che passi, oltre alla razionalizzazione del numero di punti di vendita, questione irrisolta de decenni e che nel regime autorizzativo ha ripreso a crescere, l’implementazione negli stessi di carburanti alternativi (Gnl, metano, biometano, idrogeno e carburanti liquidi low carbon) e una rapida diffusione delle infrastrutture di ricarica, attraverso un’effettiva liberalizzazione del loro mercato.
Non basta, ma nelle intenzioni dei proponenti c’è anche quello di dare attraverso lo strumento della concessione anche maggiore incisività a misure, quali la fatturazione elettronica, la comunicazione telematica dei corrispettivi, l’introduzione degli e-Das, che sono state introdotte per contrastare i comportamenti illegali sul piano della fornitura dei prodotti. Oltreché consentire più adeguate verifiche e controlli sul trattamento del personale impiegato nella catena distributiva. Con ciò neutralizzando illeciti vantaggi competitivi.
Per concludere, prevedendo anche un fondo, gestito da Arera, per garantire adeguate risorse per incentivare gli investimenti, indennizzare proprietari e gestori degli impianti cui non verrà rilasciata la concessione e consentire la bonifica degli impianti nei casi in cui i proprietari non abbiano adempiuto. Fondo alimentato da un onere generale di sistema per la mobilità sostenibile. Come dire che gli uffici studi delle tre organizzazioni che hanno messo a punto la proposta hanno pensato veramente a tutto e non sembra esserci nulla di improvvisato.
Oltre a quella importante del ministro Cingolani, le prime reazioni raccolte dai proponenti sarebbero, almeno in linea di principio, positive salvo appunto in necessari approfondimenti. Calato l’asso, ora si attende la fine della partita.
Per gentile concessione di Staffetta Quotidiana
Questo vuol significare pianificare un progetto,
una strategia,
un obbiettivo
ed un fine.
Bravi, ricollocare il passato, vivere il presente e pianificare il futuro.
Cosa che in tanti anni le compagnie non hanno mai guardato,
campagne promozionali?
Le abbiamo fatte solo perché tutti lo facevano credendo che era quello che voleva il cliente, fino a quando gli impianti no logo ci hanno umiliato.
Gadget ?
Solo un business x la compagnia senza programmare un fine, un riscontro un utilità.
Una multinazionale che ha svenduto in italia i propri gestori (persone professionali) x 4 spiccioli raccolti dalla vendita di cianfrusaglie come il più scarto dei discaunt.