Una specifica commissione ha indicato il mestiere dei benzinai come ‘lavori gravosi’
Precisiamo che non è ancora una decisione definitiva ma è quanto potrebbe accadere dal 2022 dopo che la Commissione tecnica sui lavori gravosi ha esteso a 203 le mansioni cosiddette ‘pesanti’, individuando altre 27 possibili categorie di ‘lavori gravosi’, oltre alle 15 previste finora, tra le quali ci sono appunto i benzinai.
Dopo l’ok della commissione adesso la palla passa al Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che dovranno vagliare le proposte. Saranno poi Governo e Parlamento a sancire le categorie da inserire nella lista definitiva dei mestieri gravosi che consentono l’uscita anticipata dal lavoro.
Istituita nel 2018 ma operativa solo da alcuni mesi, la Commissione sui lavori gravosi ha stilato la nuova lista di lavori usuranti ricalcolando con criteri scientifici gli indici statistici forniti da INPS, INAIL e ISTAT che valutano la fatica fisica e psicosociale delle mansioni svolte, oltre che gli indici legati agli infortuni e agli incidenti sul lavoro. Il ricalcolo, come detto, ha allargato da 65 a 203 le mansioni pesanti che potrebbero permettere di anticipare la pensione a 63 anni tramite l’APE sociale, per una potenziale platea di circa mezzo milione di lavoratori.
L’APE sociale, ricordiamolo, è l’assegno ponte dell’INPS (fino a 1.500 euro al mese) che scatta all’età di 63 anni (e almeno 36 di contributi) e dura fino al conseguimento della pensione di vecchiaia o di anzianità. Come requisito è richiesto anche di aver svolto una mansione gravosa per sei anni negli ultimi sette, oppure per sette anni negli ultimi dieci. Ovviamente tra gli obiettivi del Governo c’è anche quello di tamponare in qualche modo l’abolizione di Quota 100, fissata a fine 2021, con un altro provvedimento a favore dei lavoratori che ‘vedono’ la pensione.
Attenzione: anche l’APE sociale, che esiste dal 2017, scade alla fine del 2021, ma la commissione ha già proposto di prolungarla per cinque anni. Magari modificandola un po’, visto che, come sottolinea un articolo del Corriere della Sera, finora ne hanno usufruito solo 4.300 lavoratori, probabilmente per i requisiti troppo rigidi (36 anni di contributi sono difficili da raggiungere, specie per le donne, e infatti c’è l’idea di abbassare il limite a 30 anni e di favorire l’accesso alle lavoratrici e ai disoccupati di lungo corso).
era ora …