Il consumo globale sta raggiungendo i 100 milioni di barili al giorno, vicino ai massimi storici, ha ricordato il ceo di Eni. Parte oggi Adipec, uno dei maggiori eventi del settore dopo che il greggio ha raddoppiato nell’ultimo anno. Il tema delle riserve strategiche Usa e del ritorno di Teheran sul mercato
Il petrolio oggi viaggia in debolezza, il Wti americano cede lo 0,45% a 80,42 dollari il barile e il Brent europeo lascia sul terreno lo 0,45% a 81,76 dollari anche se le prospettive, secondo Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, è che il greggio tocchi i 100 dollari. I prezzi potrebbero salire a 100 al barile a causa della mancanza di investimenti tra le compagnie energetiche, anche se solo per un breve periodo, ha spiegato oggi il top manager del gruppo italiano a Bloomberg Television. “Forse può raggiungere questo obiettivo, ma non resterà a quei livelli per molto tempo”, ha aggiunto Descalzi. Quando il prezzo è così alto, infatti, “i consumatori iniziano tagliare il consumo di energia”, ha ricordato.
E pensare che solo ad aprile del 2020 il petrolio americano era piombato all’improvviso in territorio negativo, segnando un incredibile -37,63 dollari, in piena pandemia. Ma la riapertura delle attività dai lockdown ha fatto correre la domanda. Il settore del petrolio e del gas non hanno investito abbastanza negli ultimi anni, ha ripreso Descalzi, “stiamo impegnando più o meno il 50% del capitale rispetto al 2013. C’è un deciso divario tra domanda e offerta. Ci vorrà tempo prima che le compagnie petrolifere ricomincino a investire”. Il consumo globale di petrolio si sta avvicinando ai 100 milioni di barili al giorno, ha sottolineato Descalzi, vicino ai massimi storici.
Questi sono giorni importanti per il settore, si apre oggi fino a venerdì (15-19 novembre) ad Abu Dhabi (Emirati Arabi) la conferenza Adipec, un evento nel quale si incontrano le maggiori compagnie petrolifere e del gas del mondo e molti ministri dell’energia dell’Opec+. Si tratta di uno dei primi grandi eventi per il settore che si svolgono di persona dall’inizio della pandemia di coronavirus. La conferenza si svolge sulle orme dei colloqui sul clima della Cop26 appena conclusa e in piena impennata dei prezzi dell’energia. Il petrolio è raddoppiato nel giro dell’ultimo anno, mentre i prezzi del gas in Asia e in Europa hanno raggiunto l’equivalente di circa 145 dollari al barile di greggio.
I futures oggi sono in leggero ribasso con la minaccia di un aumento dell’offerta dalle riserve strategiche degli Stati Uniti che incombe sul mercato e tra i segnali di una domanda più debole. Il senatore Chuck Schumer è stato l’ultimo funzionario del governo Usa a chiedere all’amministrazione Biden di sfruttare le riserve petrolifere di emergenza per abbassare i prezzi della benzina, insieme alle precedenti proteste di altri politici tra cui un appello per fermare le esportazioni di petrolio americano.
Nel frattempo, l’Opec ha ridotto la scorsa settimana le prospettive sulla domanda mondiale di petrolio per il quarto trimestre di 330.000 barili al giorno rispetto alle attese del mese precedente, dal momento che i prezzi più elevati dell’energia hanno già iniziato a mitigare la domanda. Anche un rally del dollaro guidato dall’inflazione ha pesato sulle quotazioni del greggio.
Su questo fronte, l’Oman ha detto che non è necessario che l’Opec+ acceleri gli aumenti della produzione, specificando che almeno alcuni membri del cartello continueranno a resistere alla pressione degli Stati Uniti per pompare più petrolio. Il gruppo di estrattori sta già aumentando l’offerta giornaliera di 400.000 barili al mese (come previsto da mesi) e questo è abbastanza, ha sottolineato il ministro dell’Energia dell’Oman, Mohammed Al-Rumhy in un’intervista ad Abu Dhabi, dove sta partecipando alla conferenza di Adipec. Il gruppo delle 23 nazioni, guidato da Arabia Saudita e Russia e che include l’Oman, non è preoccupato per il potenziale rilascio da parte degli Stati Uniti di petrolio dalla sua riserva strategica di petrolio.
Intanto, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha avvisato venerdì che la Russia insisterà sulla ripresa della piena attuazione del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) sul programma nucleare iraniano e sulla revoca delle sanzioni all’Iran. “Il 29 novembre prevediamo di riprendere i colloqui dei firmatari del Piano d’azione congiunto globale per risolvere la situazione sul programma nucleare iraniano. Insisteremo sull’attuazione degli accordi raggiunti con questo documento nel 2015 e sulla loro piena attuazione”, ha aggiunto Lavrov all’agenzia Tass.
“Significa che gli Stati Uniti dovrebbero riprendere l’attuazione dei propri impegni, compresa la revoca di tutte le sanzioni imposte nel contesto del JCPOA”, ha sottolineato Lavrov. I mercati stanno già in parte scontando il ritorno di Teheran, con il petrolio che sta ritracciando dai massimi di quest’anno a 85 dollari, toccati a fine ottobre.
Fonte: Milano e Finanza