Il continuo aumento del prezzo dei carburanti non poteva che portare a questo: si ferma l’autotrasporto italiano. A partire da lunedì 14 marzo le aziende di autotrasporto sospenderanno a livello nazionale i loro servizi “per causa di forza maggiore”. Lo annuncia Trasportounito, che precisa come non si tratti di uno sciopero né di una rivendicazione specifica, bensì di un’iniziativa finalizzata a coordinare le manifestazioni sullo stato di estrema necessità del settore.
“La sospensione dei servizi si è resa inevitabile – sottolinea una lettera inviata da Trasportounito alla presidenza del Consiglio, al ministro e al vice ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e al presidente della Commissione di Garanzia in Scioperi – anche per tutelare le imprese e impedire che le esasperate condizioni di mercato, determinate dal rincaro record dei carburanti, si traducano in vantaggi per altri soggetti del settore trasporti, ovvero in addebiti per obblighi contrattuali che le imprese della filiera logistica non sono più in grado di garantire”.
Con il prezzo del gasolio a 2 euro al litro, gli 80 milioni di euro stanziati nei giorni scorsi dal governo per far fronte alla crisi del settore sono poca cosa. “La politica si sta rivelando troppo lenta”.
Il fermo nazionale dei tir potrebbe portare pesanti conseguenze sull’attività industriale e sulla grande distribuzione, specialmente di generi alimentari e medicinali. Il caro-carburante sta mettendo le imprese di autotrasporto di fronte a una difficile decisione: continuare a lavorare in perdita oppure lasciare fermi i tir nei piazzali. Senza un intervento del governo non si può fare altro. Patrizio Ricci, presidente Cna Fita, ha parlato non solo di rincari ma anche di scarsità di carburanti sul mercato, situazione che deriva dalla crisi internazionale ma, probabilmente, anche da sacche di speculazione senza scrupoli. “Per superare lo tsunami di questo periodo – spiega Ricci – le risposte devono essere date con una rapidità adeguata al momento, perché i cambiamenti stanno avvenendo con grande velocità. Il nostro settore che comprende non solo l’autotrasporto, ma anche il trasporto persone, non riuscirà a reggere gli aumenti di questo periodo che sono stati del 50-60% nell’arco di 2-3 mesi. La prima cosa che chiediamo al governo è lo scorporo del costo dell’energia in fattura, e la nostra energia si chiama gasolio. L’80/95% dei nostri veicoli va a gasolio”.
Il 19 marzo manifestazioni in tutta Italia
“Con i costi del gasolio che continuano a lievitare, in assenza di provvedimenti di emergenza che abbattano la pressione fiscale sui carburanti e definiscano norme di regolazione del mercato anche e specialmente per quanto riguarda i rapporti con la committenza e a tutela delle imprese di autotrasporto, il fermo nazionale di categoria è inevitabile”, dichiara Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito. Unatras, l’Unione del trasporto che rappresenta numerose sigle datoriali di settore (Fai, Fiap, Unitai e Assotir per Conftrasporto, e Cna Fita, Confartigianato Trasporti, SnaCasartigiani) fissa la prima data: in risposta ai mancati segnali del governo il 19 marzo si terranno una serie di manifestazioni di tir in tutta Italia. Ma è solo l’inizio: le manifestazioni che si terranno il 19 marzo “rappresentano il primo passo di una vertenza che, se malauguratamente restasse senza risposte, potrebbe sfociare in ulteriori e più incisive iniziative. È da diverso tempo che Unatras, responsabilmente, ha lanciato l’allarme sulla pesante situazione delle imprese di autotrasporto, che nel frattempo, autonomamente, potrebbero decidere di fermarsi in maniera spontanea in alcune zone del Paese, perché potrebbero semplicemente ritenere più conveniente lasciare i propri mezzi sui piazzali piuttosto che continuare a viaggiare in queste condizioni. Il governo – spiega Unatras – si era impegnato in tempi brevissimi a fornire le soluzioni più adeguate a consentire alle aziende di fronteggiare l’emergenza. Purtroppo, al di là dello stanziamento degli 80 milioni, che certamente non risolve i problemi della categoria, non ci sono stati apprezzabili passi in avanti. Continuando a tergiversare, il governo si assume il rischio che nascano nuovamente iniziative spontanee di protesta, nonché la responsabilità di lasciare committenze senza rifornimenti”.
scommettiamo che correranno immediatamente in loro soccorso le istituzioni e lasceranno marcire la categoria dei benzinai?