L’utilizzo del contratto di appalto per la rete distributiva dei carburanti nel dibattito promosso da Fegica e Figisc con la partecipazione della Faib è stato al centro del convengo andato in scena lo scorso giovedi all’interno della rassegna di eventi e convegni organizzata da Oil&nonOil .
Unannime il giudizio delle associazioni di categoria contrarie all’utilizzo di questa tipologia contrattuale e di altri omologhi del tutto estranei alla normativa vigente. Per Bruno Bearzi Presidente Figisc Confcommercio, Giuseppe Sperduto Presidente Faib Confesercenti e Roberto Di Vincenzo Presidente Fegica i titolari di autorizzazione che lo adottano utilizzano un meccanismo per rendere più precario possibile il rapporto con i gestori dei propri punti vendita. A cominciare dall’obbligo normativo a negoziare collettivamente per equilibrare una relazione naturalmente sbilanciata.
Oltre alla denuncia i presidenti hanno chiesto la “ricostituzione di un sistema regolatorio organico che restituisca il settore a soggetti in grado di dimostrare il possesso di requisiti, ammodernamento e razionalizzazione della rete distributiva con strumenti cogenti per candidare credibilmente la medesima rete ad avere il ruolo decisivo che le compete nell’ambito della transizione energetica e quindi nei progetti del Pnrr” abbandonando le politiche di piccolo cabotaggio e cortissimo respiro come, ad esempio, quella di continuare ad individuare il gestore come il nemico e di cucirgli addosso la camicia di forza contrattuale dell’appalto, pur di giustificare le proprie inefficienze.
Tra le motivazioni con le quali i titolari di autorizzazione impongono contratti di appallto ci sono la durata (1/3 anni), ci sono il controllo del prezzo al pubblico, senza riconoscere alcun diritto e per poter cambiare il “Gestore” come fosse una scarpa vecchia.
Un contratto quello di appalta totalmente illegale perchè fuori dal quadro normativo che regolamenta il settore. Chi lo tutilizza viola palesemente la legge con la certezza che, stante la latitanza di chi dovrebbe far rispettare le regole (o reprimere comportamenti illegali), può procedere impunemente. Anche in funzione della lentezza della Giustizia Civile.
Essere Appaltisti vuol dire essere esposti ad un potere disciplinare, stante la precarietà dei contratti, (al limite del ricatto); rinunciare al rispetto del proprio lavoro e della propria dignità, oltre ad avere un trattamento economico da fame; perdere la speranza nel futuro e nel riscatto.
Se i contratti di appalto sono fuori legge ,ledono i diritti ,la dignità ,perché non andate in procura è li denunciate ? perché non proclamate uno sciopero generale per aiutare chi si trova nella merda più assoluta per colpa di tali contratti ? Perchè non andate dal nuovo ministro magari accompagnati dll ex sindacalista Squeri e pretendete di mettere fuori legge tutti quei contratti che stanno rovinando migliaia di vs ISCRITTI !!!!!!!!!! Quello detto in quella riunione ,dibattito lo sappiamo da anni ,non avete detto niente di nuovo ,anzi la solita tiritera inconcludente .L anno prossimo sentiremo la solita trafila .Parlate ,parlate ma in conclusione il culo lo mettiamo noi .Grazie