Eni troppo poco sustainable

Nonostante l’etichetta sustainable che vuole rendere più Green la compagnia petrolifera, Reclaim Finance, ReCommon e Greenpeace Italia hanno pubblicato nelle scorse ore una nuova analisi della strategia climatica del Cane a sei zampe, presentata agli investitori nel mese di marzo e inclusa nella relazione annuale del 2022.

Gli analisti, secondo le tre organizzazioni, denunciano che gli obiettivi di Eni non sono affatto in linea con gli impegni sul clima sanciti dall’Accordo di Parigi e che la major italiana continua imperterrita nell’espansione di petrolio e gas, incurante della crisi climatica ogni giorno sotto i nostri occhi. L’azienda prevede di aumentare la propria produzione di idrocarburi a 1,9 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, composta per il 40% da petrolio e per il 60% da gas, e di mantenere la produzione al livello di plateau fino al 2030.

Se raggiungerà questo obiettivo, la sua produzione sarà superiore del 70% al livello richiesto per allinearsi agli scenari di riduzione delle emissioni Net Zero Emission dell’Agenzia Internazionale dell’Energia.

Eni non si è impegnata a interrompere lo sviluppo di nuovi progetti petroliferi e di gas oltre a quelli già in fase di sviluppo. Inoltre la major italiana possiede 3.880 milioni di barili di petrolio equivalenti di risorse di idrocarburi scoperte che non sono ancora entrate nella fase di valutazione o sviluppo. Per l’esplorazione di nuovi campi petroliferi e di gas, dal 2020 al 2022 Eni ha speso in media 787 milioni di dollari all’anno, il che la rende il diciassettesimo maggiore investitore al mondo in petrolio e gas.

Riguardo all’utilizzo dei profitti e gli ingenti flussi di cassa generati dalla società, scrive ancora il quotidiano, per ogni euro investito nella linea di business Plenitude – la sua divisione a presunte basse emissioni – nel 2022 Eni ha investito più di 15 euro in petrolio e gas. Tenendo conto che Plenitude contempla anche attività energetiche non rinnovabili, come la commercializzazione e la vendita al dettaglio del gas, che tra l’altro sono ancora le sue attività principali, per ogni euro investito in combustibili fossili meno di sette centesimi sono stati investiti in energie rinnovabili sostenibili.

L’azienda non intende aumentare gli investimenti nelle rinnovabili quanto necessario: dal 2023 al 2026, Eni prevede una spesa in conto capitale di poco superiore ai 9 miliardi di euro all’anno. L’azienda investirà da 6 a 6,5 miliardi di euro all’anno nelle sue attività upstream, di cui 2,1 miliardi di euro nell’esplorazione, mentre solo 1,65 miliardi di euro all’anno saranno dedicati alle energie rinnovabili, ossia meno del 20% degli investimenti previsti.

Con investimenti così modesti, nel 2030, la quota massima di rinnovabili sostenibili nel mix di approvvigionamento energetico di Eni rimarrebbe al di sotto del 7%.

Reclaim Finance è un’organizzazione non governativa (ONG) che si concentra sull’analisi e la promozione di politiche finanziarie più sostenibili ed etiche. In particolare, l’obiettivo principale di Reclaim Finance è quello di promuovere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e di sostenere la giustizia climatica.

ReCommon è un’organizzazione non profit che promuove il passaggio ad un’economia ecologica, equa e resiliente. 

Greenpeace Italia è un’organizzazione non governativa che lavora per promuovere la protezione dell’ambiente, attraverso la sensibilizzazione e l’azione diretta. Si impegna a difendere l’ambiente marino, la biodiversità, la salute e la sicurezza dei cittadini, l’uso sostenibile delle risorse naturali, la giustizia climatica e l’accesso all’acqua potabile.

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