
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, in queste ore è sotto il tiro incrociato per non essere riuscito a calmierare il costo dei carburanti.
Anzi, l’accusa è ormai quasi unanime sul fallimento delle misure del governo come quella dell’obbligo di indicare il prezzo medio dei carburanti in ogni stazione di servizio. che avrebbe dovuto calmierare i prezzi ed invece pare abbia sortito l’effetto opposto.
E adesso c’è un coro unanime che chiede un taglio delle accise. In un solo mese nelle casse del Tesoro sarebbero entrati 2,5 miliardi in più. Un extra gettito che fa invidia agli extra profitti tanto osteggiati dall’esecutivo.
La domanda, insomma, è quasi automatica. Che farà il governo, taglierà le accise? Visto da dove arrivano molti voti e dagli slogan sentiti nelle varie campagne elettorali la domanda sarebbe anche lecita o legittima. Ma il ministro risponde invece con un secco “No”, alle varie interviste apparse oggi sui maggiori quotidiani. Dice Urso, “non si replicherà quanto fatto dal governo Draghi” o (aggiungiamo noi) quanto promesso dall’attuale capo del governo Meloni e dal Ministro Salvini. Anche perché, spiega, “quando Draghi decise quella misura il prezzo di benzina e gasolio era di circa 2,20 euro al litro, ben superiore a quello attuale che resta sotto i
due euro”. E la misura, spiega ancora Urso, ha avuto un costo enorme per le casse dello Stato. “La riduzione delle accise da marzo del 2022 a dicembre dello stesso anno è costata oltre 9 miliardi di euro, esattamente quanto il reddito di cittadinanza”. La scelta del governo Meloni è stata un’altra: “destinare tutte le risorse ai redditi più bassi e alla lotta al caro-vita attraverso il taglio del cuneo contributivo e l’aumento delle buste paga”. L’intenzione è proseguire su questa strada. Tutti i soldi in più che lo Stato sta incassando con accise e Iva in questo frangente di prezzi alti del petrolio, insomma, non torneranno agli automobilisti, ma “saranno concentrati ancora sulla riduzione della pressione fiscale per aumentare le retribuzioni più basse”.
Urso difende anche l’idea del cartello con i prezzi medi alla pompa. “Che le misure adottate in Italia stiano funzionando”, dice, “lo dimostra il fatto che il prezzo industriale nel nostro Paese è adesso il più basso in Europa, più basso di Francia, Germania, Spagna e di tutti gli altri Paesi del continente”. Si può replicare che il problema in Italia semmai sono proprio le tasse, che pesano sul prezzo della benzina per oltre il 56 per cento. “Ma il livello delle accise”, replica Urso, “non lo ha deciso questo governo, è frutto della stratificazione delle decisioni degli esecutivi passati”.
Finge di dimenticare il ministro Urso, che una delle prime misure fatte da questo governo è proprio il ripristino di quelle accise che adesso conferma essere il vero responsabile del livello dei prezzi dei carburanti nel nostro paese. Altro che la trasparenza sui prezzi o la presunta speculazione fatta dai benzinai.
Sempre solite polemiche all’italiana maniera.
Quel Rienzi ci dica il suo stipendio,con quei soldi viene pagato,invece di inveire con i benzinai a dire che sono degli speculatori.Mandatelo a raccogliere pomodori.invece di stare li a passarsi il tempo con le solite quattro cavolate che racconta