Giorgio Carlevaro, la voce che raccontò il petrolio e i suoi uomini. Un esempio che oggi più che mai serve ricordare

Il 23 aprile scorso si è spento all’età di 92 anni Giorgio Carlevaro, direttore emerito della Staffetta Quotidiana, figura centrale nel raccontare, analizzare e, soprattutto, vigilare sulle trasformazioni del settore petrolifero italiano.

Dopo un lungo inizio di carriera nella filiale italiana di Shell dal 1956 al 1974, Carlevaro entrò nel 1976 alla Staffetta, divenendone direttore nel 1985, ruolo che mantenne fino al 2001 e poi ancora tra il 2005 e il 2007. Sino ai suoi ultimi giorni, Carlevaro è rimasto il “custode” della testata come direttore emerito, mantenendo viva quella tradizione di attenzione, rigore e autonomia di giudizio che lo ha sempre contraddistinto.

Un testimone lucido e mai allineato

Come ha ricordato Roberto Di Vincenzo, presidente di Fegica, nella lettera pubblicata su Staffetta Quotidiana, Carlevaro è stato per quarant’anni una “sentinella”, un osservatore mai compiacente, capace di mettere in luce storture e contraddizioni del settore. Sempre rispettoso delle idee altrui, ma mai disposto a rinunciare a una visione indipendente, capace anche di andare controcorrente quando necessario. Un uomo che non si limitava a osservare, ma cercava – con coraggio – di scendere sotto la superficie delle cose, di non “galleggiare”, come purtroppo oggi accade troppo spesso.

Carlevaro incarnava la rara capacità di stare con lo sguardo fisso al domani, nella consapevolezza che un settore come quello petrolifero può sopravvivere solo se capace di rinnovarsi senza ipocrisie. E nel farlo, anche quando le tensioni erano alte, portava sempre pacatezza e un realismo mai banale.

Un grido inascoltato: “Chi raccoglierà i cocci?”

Chi lo ha conosciuto attraverso i suoi scritti ricorda in particolare il suo articolo profetico “C’era una volta il benzinaio: chi sarà in grado di raccogliere i cocci?“. Un pezzo amaramente lucido in cui denunciava la completa rimozione del problema della rete carburanti da parte di istituzioni, opinione pubblica e perfino degli attori del settore. Carlevaro dipingeva una situazione drammatica, di una rete alla deriva, lasciata in balia delle crisi senza un vero piano di riforma, e denunciava il rischio concreto di consegnare il futuro della distribuzione di carburanti – e domani forse anche della mobilità elettrica – a dinamiche incontrollate o peggio, alla criminalità.

Era il 2020, nel pieno dell’emergenza Covid, ma le sue parole risuonano ancora oggi, in un momento in cui – tra ristrutturazioni annunciate, nuovi scenari energetici e politiche disattente – la sorte dei gestori carburanti è più incerta che mai.

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