Pubblichiamo una lettere mandata alla Staffetta petrolifera da Moreno Parin
Ci scrive Moreno Parin, presidente di Gisc_TV, prendendo le mosse dalla denuncia degli “anonimi e onesti” (leggi notizia) inviata in febbraio alle Fiamme Gialle e nei giorni scorsi alla Staffetta sulla questione delle frodi nella distribuzione carburanti. Una lettera in cui tenta di individuare le responsabilità e le connivenze che hanno portato la situazione a un punto che potrebbe essere di non ritorno
“La scorsa settimana Staffetta ha riportato la notizia di una lettera-denuncia alla Guardia di Finanza da parte di un gruppo di operatori “anonimi e onesti”, un’ulteriore denuncia della sempre più diffusa illegalità nel settore dei carburanti.
Solo che stavolta si è superata la soglia oltre la quale potrebbe essere impossibile riprendere in mano la situazione: la paura!
Un segnale di estrema gravità, ridursi all’anonimato per paura di ritorsioni, operatori onesti, e direi anche disperati, che lanciano un messaggio, una richiesta di aiuto, alla GdF in forma anonima per paura di ritorsioni da parte chi sta sottraendo ingentissime somme allo Stato, a tutti noi.
Non passa giorno che la Staffetta non riporti notizie inchieste e di sequestri, e potrebbero sembrare buone notizie, ma poi ti accorgi che sono il risultato di indagini “vecchie”, e allora mi vengono in mente le parole di un funzionario al convegno sull’illegalità che abbiamo organizzato come Confcommercio Veneto. In modo schietto e chiaro ha detto che queste organizzazioni sono ben strutturate, hanno consulenti fiscali capaci e avvocati ancora più bravi, sono sempre due passi avanti a chi indaga, appena capiscono che sono sotto indagine chiudono l’azienda fasulla e ne aprono due ancora più fasulle. E mentre le indagini vanno avanti, loro sono molto più avanti delle indagini stesse. Poi tra qualche anno leggeremo su Staffetta l’ennesimo risultato delle indagini, ma non vediamo mai le sentenze, anzi: troppe volte leggiamo che un giudice la pensa diversamente dagli inquirenti.
Allora dobbiamo domandarci se ci sia qualcosa che non va alla lotta all’evasione sui carburanti, e se siamo ridotti alle denunce anonime significa che tutto non va! Agenzie delle Entrate e Dogane e GdF ce la mettono tutta nella lotta all’evasione, i giudici meno, non perché non lo vogliono fare ma, a mio parere, mancano di preparazione specifica, altrimenti non si spiegano i troppi dissequestri ottenuti da vari indagati.
Ma se la situazione è questa vuol dire che il vero problema sta nelle norme, sia in quelle “normali” che in quelle che recentemente sono state emanate per contrastare l’evasione nel nostro settore. Vista la situazione è evidente che non sono servite a quasi nulla (magari senza il quasi) e non credo proprio che il prossimo avvio della trasmissione telematica dei corrispettivi dei carburanti servirà a qualcosa: servirà solo a far spendere ulteriori Euro ai gestori, questo è sicuro.
Salvo rari casi, il gestore acquista con regolare fattura, paga con sistemi tracciabili, ha un registro di carico/scarico ipercontrollato e dichiara gli incassi al fisco il quale sa già tutto in tempo reale per gli acquisti (vedi fattura elettronica) e pure i corrispettivi con le dichiarazioni Iva mensili o trimestrali.
Quindi a poco serve anticipare il corrispettivo, non è marcando stretto il gestore che si sconfigge l’evasione dell’Iva. Evasione che avviene in un qualche passaggio intermedio da parte di una azienda che nasce e muore molto prima che il fisco si accorga dell’evasione; poi, quando se ne accorge, il “morto” non pagherà nulla, e non credo di scoprire l’acqua calda, anzi. E allora è li che va intercettata l’evasione prima che si concretizzi, ma per farlo servono norme diverse dalle attuali, norme eccezionali come lo è l’attuale evasione, norme che non guardino in faccia nessuno, dal più piccolo dei benzinai alla più grossa azienda petrolifera, nazionale o straniera che sia.
Ecco dove entra la politica: le norme non le emanano la GdF, l’Agenzia delle Entrate, le varie associazioni di categoria, no, le fanno in Parlamento; tutti gli altri posso proporre e consigliare, ma se la politica non comprende la gravità del problema non se ne fa nulla. Ma se oggi, dopo anni di segnali e grida di aiuto, la politica non ha ancora compreso il problema dell’evasione nel settore, significa che siamo andati oltre anche in politica: siamo alla connivenza! Altra spiegazione non vi può essere.
E non si è conniventi, complici, solamente quando si spartisce il bottino (e questo almeno “giustificherebbe” la connivenza).
Lo si è anche quando ci si gira dall’altra parte per non vedere, quando quello che dovresti fare disturba qualcuno di “grosso” o amico, ma anche quando pensi che quello che dovresti fare non serve a “bottinare” voti, anzi, potrebbe farli perdere i voti: in fin dei conti la miliardaria evasione tiene bassi i prezzi dei carburanti accontentando i consumatori e i loro paladini sempre pronti a starnazzare per qualche millesimo di troppo.
Qualcuno li hai visti starnazzare contro l’evasione? Io no. E, naturalmente, anche l’incapacità è connivenza e complicità.
La citata lettera degli “anonimi e onesti” mi fa pensare che il passaggio dalla connivenza all’omertà politica è dietro l’angolo: mi vengono in mente situazioni dove l’omertà politica ha causato e tutt’ora causa lutti. Siamo arrivati al punto che chi vuole restare onesto ha come unica alternativa cedere l’impianto per evitare il fallimento, e di offerte ne arrivano a iosa.
Tutti assieme, quelli onesti intendo, dobbiamo pretendere un drastico intervento della politica, denunciandone il disinteresse per una evasione folle, pretendere che mettano in campo misure drastiche di contrasto che stronchino alla fonte l’evasione. Ci sono già delle proposte risolutive per intercettare l’Iva evasa, che sia il “bonifico/Rid” parlante o il “reverse change” poco importa; importa solo togliere l’Iva agli evasori per farla arrivare nelle casse dello Stato – personalmente preferisco il primo, efficace e veloce e poco problematico per i gestori, e pure già ben collaudato.
E che non si vengano ad accampare scuse chiamando in causa l’Europa: a mali estremi, estremi rimedi si dice sempre, e questo è uno di quelli, e pure il fine giustifica i mezzi. E l’Europa ha tutto l’interesse al recupero dell’evasione visto che incamera una percentuale dell’Iva versata. Quindi che l’Europa non diventi una ulteriore scusa per non fare nulla.
E anche tutti noi dobbiamo domandarci se stiamo per oltrepassare la linea che divide gli onesti, gli uomini con la “U” maiuscola, non solo da quelli che per tornaconto personale possiamo definire “anonimi (mica tanto) e disonesti”, ma anche da quella strisciante omertà che equivale alla connivenza! Pensiamoci ora che siamo ancora in tempo… forse!”
ottimo articolo