Sulla rete e sull’extrarete
Il “cambio di stagione politica”, al livello nazionale e comunitario, con una rinnovata attenzione al settore petrolifero, sembrava promettere l’apertura di una fase di riforma essenziale per la transizione del downstream. Dopo il rocambolesco avvio della nuova legislatura, con il “cartellone” sui prezzi medi, era partita sotto buoni auspici la trattativa sulla razionalizzazione della distribuzione carburanti. Trattativa che ora rischia di naufragare, travolta dalla “discesa a valle” delle compagnie, sulla rete e sull’extraete. Per il settore sarebbe un grave fallimento: per la crescita e l’ammodernamento dell’infrastruttura, per il suo rapporto con le istituzioni e con il governo, per il suo ruolo in una delicata fase di transizione.
Solo qualche anno fa sarebbe stato fantascienza poter lavorare a un disegno di riforma che coinvolgesse da una parte il governo e dall’altra tutte le articolazioni della filiera: un po’ perché la rete carburanti era considerata un’infrastruttura a perdere, nell’ottica della transizione energetica; un po’ perché dominante era ancora una visione basata sulla deregulation, sulla liberalizzazione purchessia, sulle “mani libere”. Approcci, entrambi, che hanno mostrato la corda. Tanto più rilevante è l’occasione che si é aperta un anno fa, parallelamente alla sciagurata vicenda del “cartellone”: tornare a governare il settore, con attenzione a una sostenibilità di lungo termine, da tutti i punti di vista.
La scorsa estate il governo si è presentato con una formazione di tutto rispetto alle associazioni di settore per illustrare le linee del Ddl di razionalizzazione. Un investimento politico importante, accompagnato dalla richiesta di presentarsi con una posizione unitaria sul disegno di legge di riordino. Richiesta cui compagnie, gestori e retisti hanno risposto nei mesi successivi aprendo un tavolo di confronto. Tavolo che si è ingolfato sul punto di frizione dei contratti tra proprietari e gestori. Ma il problema è quello che sul tavolo non c’è. Ovvero, come scrivono le associazioni dei gestori, la decisione di alcune compagnie (Eni e Q8, soprattutto) di non rinnovare molti dei contratti di comodato in scadenza per poter poi passare alle gestioni dirette dei punti vendita. Scelta, ovviamente, del tutto legittima, che le aziende vogliono tenere fuori dal tavolo della trattativa, e che i gestori, va da sé, vivono come un aggiramento.
Una dinamica analoga sembra presentarsi sull’extrarete, con le stesse compagnie che, all’ultima gara Consip, hanno fatto il pieno, con offerte molto aggressive: il numero degli aggiudicatari, rispetto alla gara dello scorso anno, è sceso da nove a sei; il divario tra l’offerta vincente e la seconda classificata è spesso raddoppiato; i primi due aggiudicatari si spartiscono quasi i tre quarti della posta, i primi tre quasi il 90% del totale. Anche sull’extrarete, dunque, sembra esserci un’accelerazione nell’andare direttamente a vendere il prodotto senza passare per i grossisti/rivenditori.
Il prodotto, in entrambi i casi, è ovviamente quello raffinato o importato dalle stesse compagnie, ma invece di essere venduto a un grossista che poi lo gira alle amministrazioni pubbliche attraverso la propria logistica, viene offerto direttamente – in molti casi però sempre passando dalle strutture logistiche dei rivenditori che sono sul territorio. Dinamiche ovviamente assolutamente legittime, che però stanno creando notevoli fibrillazioni lungo la filiera. La creazione di valore non è solo la riga alla fine di un bilancio. Abbiamo visto negli anni scorsi che è possibile creare (e distruggere) valore in vari modi. Quello che conta è un valore che resta, e condiviso. La costruzione di rapporti solidi e di fiducia tra le articolazioni della filiera, ciascuna nel proprio ruolo, é un valore di questo tipo. Tutto il resto può interessare a un investitore mordi e fuggi. Anche per questo è importante sfruttare l’occasione di essere sull’agenda dei ministeri competenti per un’iniziativa di riforma, per cercare di ridare redditività a un settore che deve prepararsi a una difficile transizione.
Per gentile concessione di Staffetta Quotidiana Today@
Bene possiamo dire con certezza che le compagnie dei gestori non gliene fotte più nulla è talmente evidente che tutte le volte che si tenta o si accenna a un tentativo di accordo, e che in qualche modo avvicini le parti questi Signori delle compagnie cosa fanno ti fanno il gesto dell’ombrello, hanno un potere enorme sui poveri gestori ,e fino a che gli siamo stati utili per i loro business ci hanno concesso qualcosa ma ora il business se lo vogliono gestire direttamente loro senza più “quei caga cazzi” dei gestori d’altronde è stato lapalissiano evidente, quando sui vari post si commentava tutte le problematiche che affliggono la nostra categoria, e capisco che per questi delle petrolifere contiamo meno che nulla… ma non siamo disposti a passare per Coglioni!!!!!!