
La rete delle aree di servizio autostradali è da tempo fuori controllo, in balia di logiche che poco hanno a che fare con la tutela del servizio pubblico e molto con la gestione di interessi privati e rendite di posizione. In questo scenario, Unem e le compagnie petrolifere sembrano aver individuato il loro unico vero obiettivo: estromettere i Gestori.
Nel durissimo comunicato congiunto di Faib, Fegica e Anisa, i rappresentanti dei Gestori denunciano con forza un sistema marcio e opaco, in cui i concessionari autostradali continuano a spadroneggiare, incassando royalties esorbitanti dalle compagnie petrolifere, senza alcun controllo o regolamentazione reale:
“Concessionari che spadroneggiano e incassano – Benetton o non Benetton – royalties esorbitanti da compagnie petrolifere arrendevoli e munifiche; bandi di gara arlecchino che non solo vengono riadattati ad uso e consumo dell’interesse specifico e momentaneo, ma che poi vengono modificati, disattesi, calpestati – prima, durante e pure dopo – pur se in presenza di un bene in concessione pubblica.”
In questo contesto, invece di affrontare le vere criticità della rete autostradale – crollo dei consumi, prezzi fuori controllo, standard di servizio ridicoli, impianti chiusi e mai riaperti – Unem e le compagnie hanno scelto di presentare un ricorso al TAR del Lazio contro il Decreto MIT del 5 luglio 2024. Ma attenzione: non per contestare le gravi inefficienze del sistema, bensì per impugnare esclusivamente la parte dell’articolo che garantisce la continuità gestionale ai Gestori in caso di proroga delle subconcessioni.
Faib, Fegica e Anisa denunciano senza mezzi termini la strategia dei petrolieri:
“E – apriti cielo! – Unem che fa? Per ‘tutelare’ i tre associati che gli sono rimasti – con l’occasionale ruota di scorta esterna che si aggiunge per fare il quarto al tavolo – coordina tecnicamente una rigorosissima ed esemplare azione giudiziaria: impugnare di fronte al TAR del Lazio solo ed esclusivamente la parte di un articolo […] che, come da legge vigente, chiarisce che la proroga delle subconcessioni concessa a loro è da considerarsi estesa ai contratti dei Gestori.”
A rendere ancora più inaccettabile questa azione è la retorica ormai stantia con cui viene giustificata: la solita litania sulla “rigidità contrattuale” e sull’“overpricing ingiustificato”, che, ancora una volta viene usata per coprire la cronica incapacità di gestire il settore in modo trasparente e conforme alla legge.
“Il tutto condito dalle consunte menzogne sulla ‘rigidità contrattuale’ e sull’‘overpricing ingiustificato’, che nasconde solo l’incapacità cronica di gestire i rapporti secondo legge, a cominciare dal leader del mercato che si rifiuta da ben 14 anni di rinnovare gli Accordi collettivi previsti dalla normativa vigente.”
Questo ricorso rappresenta l’ennesimo tentativo di scaricare sui Gestori la responsabilità del disastro della rete autostradale, mentre i veri colpevoli – concessionari e compagnie – continuano indisturbati a imporre costi insostenibili e politiche commerciali fallimentari.
“Questa è la cifra, la statura e la visione della classe dirigente dell’industria petrolifera italiana.”
La battaglia per la sopravvivenza dei Gestori si fa sempre più dura. Resta da vedere se le istituzioni continueranno a voltarsi dall’altra parte o se, finalmente, verrà messa la parola fine a questo scempio.
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