Staffetta Quotidiana: come è cambiata in dieci anni la rete carburanti

Riportiamo un articolo di Staffetta Quotidiana che racconta i dati emersi a dieci anni dall’avvio dell’Osservatorio prezzi carburanti, un bilancio del suo impatto. Ma dietro questi numeri, resta il problema di fondo: un sistema pensato per garantire trasparenza che, nella sua applicazione pratica, ha scaricato tutto il peso burocratico e sanzionatorio sulle spalle dei Gestori, trasformandoli, cosi come denunciato a suo tempo dalle associazioni dei Gestori, nei principali bersagli di multe e penalità, piuttosto che in beneficiari di un mercato più equo.

di G.M. Staffetta Quotidiana – Un’analisi in occasione del decennale dall’avvio dell’Osservatorio prezzo carburanti Aumento del 18% dei punti vendita registrati; raddoppio della quota di pompe bianche sul totale, dal 17 al 33%; oltre 300 marchi registrati e oltre 3.600 punti vendita ancora senza marchio; 115 punti vendita della Grande distribuzione organizzata, di cui circa un quarto in Emilia Romagna; la Campania scalza il Veneto in testa alla classifica di diffusione delle pompe bianche. Sono alcuni degli spunti che emergono da un confronto sui dati della rete carburanti tra oggi e il 18 febbraio 2015, data della prima elaborazione dei dati dell’Osservatorio prezzi carburanti da parte di Staffetta Quotidiana.

Una quantità di dati – oltre ovviamente ai prezzi – che consentono di fare una sorta di bilancio sugli ultimi dieci anni del settore. A partire dalla classifica dei marchi delle compagnie per numero di punti vendita, praticamente invariata nelle posizioni: Eni in testa ma tallonata da IP, poi Q8, Esso e Tamoil. La differenza più macroscopica è ovviamente la scomparsa del marchio TotalErg, oltre al ridimensionamento di Shell, riaffacciatasi sulla rete italiana da un paio d’anni. Colpisce l’aumento dei punti vendita di Eni (+303) come quello di Q8 (+522).

Complessivamente, il numero dei punti vendita è più alto di 3.650 unità rispetto a dieci anni fa – dato da prendere cum grano salis visto che nel 2015 si era ancora all’inizio del monitoraggio, anche se la tendenza all’aumento è confermata anche da altre fonti . Un aumento che riguarda soprattutto il Mezzogiorno, con la Campania in testa con oltre 600 punti vendita in più, seguita dal Lazio con circa 500, dalla Puglia con 424 e dalla Sicilia con 400. Aumenti da attribuire in toto alle “pompe bianche”, visto che nei dieci anni i punti vendita con i marchi delle compagnie sono scesi di oltre 800 unità in tutta Italia, passando da 16.678 a 15.775, a fronte di una consistenza complessiva della rete salita da 20.073 a 23.723.

Sale dunque, come detto, la quota delle pompe bianche, che in Campania sfiora la metà del totale (48%), mentre le Regioni dove il fenomeno degli indipendenti è meno diffuso sono Sardegna (20%) e Friuli Venezia giulia (18%).

Quanto infine alla Gdo (la Grande distribuzione organizzata, cioè i supermercati), promotrice in passato di ricorsi alla Commissione europea per la liberalizzazione del settore e motore di molti degli interventi normativi che si sono susseguiti negli anni, la sua presenza, tutto sommato limitata rispetto alle premesse/promesse di una rivoluzione del settore, resta sostanzialmente localizzata in Pianura Padana, con 30 punti vendita in Emilia Romagna, 17 in Piemonte, 16 in Lombardia e 6 in Veneto, e la sola eccezione dei 13 punti vendita in Toscana.

Quanto alla nascita dell’Osservaprezzi, rimandiamo al contributo dell’allora responsabile Orietta Maizza. Qui ne ripercorriamo i principali passaggi politici.

Dopo l’oscuramento della pubblicazione dei listini disposto dall’Antitrust, la Staffetta (e non solo) chiedeva da tempo più trasparenza sui prezzi. La crisi dei prezzi della primavera/estate 2008, cui sarebbe seguita la crisi finanziaria dei mutui subprime, provocò un acuirsi delle polemiche sui carburanti. Per la cronaca, la fiammata raggiunse il picco a metà luglio 2008 (più sul petrolio che sui carburanti), quando benzina e gasolio arrivarono poco sopra quota 1,5 euro/litro, con una differenza rispetto a oggi dovuta soprattutto alle accise, allora rispettivamente a 564 e 423 euro per mille litri. In dieci anni le aliquote sono aumentate rispettivamente di 16 e 19 centesimi al litro, mentre i prezzi al netto delle tasse sono di 5 centesimi al litro più alti per la benzina e di 5 più bassi per il gasolio. Dal 2015 a oggi, invece, senza alcun aumento di accise, i prezzi della benzina sono aumentati di 31 centesimi al litro, quelli del gasolio di 30.

Con la manovra estiva del 2008 il governo introdusse una delle tante liberalizzazioni della rete carburanti. Il Ddl sviluppo collegato (quello con sui si tentò una prima rinascita del nucleare) intervenne dapprima con un rafforzamento di Mister prezzi , poi, con un emendamento parlamentare  della senatrice PD Anna Rita Fioroni , si arrivò all’istituzione dell’Osservatorio prezzi carburanti.

Contrari si dissero i gestori, soggetti obbligati in prima persona alla comunicazione dei prezzi al ministero  che arrivarono a minacciare lo sciopero, mentre dall’Antitrust l’allora responsabile energia Alessandro Noce manifestò apprezzamento per la nuova banca dati .

L’obbligo di comunicazione scattò nel 2013 e alla fine del 2014 la Staffetta chiese al ministero di sperimentare il sistema. Questo portò, grazie al lavoro dello specialista informatico della Staffetta Fabio De Mattia, all’anteprima del febbraio 2015 , con cui si stabilì il nuovo standard nella elaborazione e comunicazione dei prezzi.

Il sistema potrebbe ovviamente essere perfezionato, innanzi tutto con l’aggiunta dei prezzi dell’energia elettrica per le ricariche delle auto. Un comparto, questo, sicuramente più articolato e complesso rispetto ai carburanti ma che, in virtù della prospettiva sempre maggiore diffusione delle auto elettriche, non può rimanere fuori dal monitoraggio. Così come si potrebbero apportare aggiustamenti tecnici sulla compilazione delle anagrafiche dei punti vendita e dei prezzi, introducendo l’obbligo di indicare le coordinate geografiche, una distanza minima tra due distributori, o ancora vietando l’uso del “punto e virgola” che rischia di rendere i file csv non utilizzabili.

Resta indubbio il successo dell’iniziativa che ha gettato luce sul settore e offerto strumenti di conoscenza e concorrenza: per i consumatori dando indicazioni sui punti vendita con i prezzi più bassi, per gli operatori del settore per studiare il mercato e posizionarsi di conseguenza. Una trasparenza che, come detto, potrebbe giovare anche per quanto riguarda le bollette elettriche e del gas.

Per gentile concessione di Staffetta Quotidiana

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Stefano V
Stefano V
26 giorni fa

UN DISTRIBUTORE OGNI 2000 PERSONE